Padula, ritorno al Feudalesimo? Dopo 100 anni ai contadini la tassa dell’enfiteusi

codacons de luca

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa del Codacons Vallo di Diano a firma del responsabile Roberto De Luca:

Enfiteusi a Padula: un fulmine a ciel sereno. I cittadini sono sbigottiti: nostre considerazioni

“Un dottore in giurisprudenza sa che l’enfiteusi (termine che cercheremo di comprendere da profani) è un istituto giuridico regolato dalle norme del Codice Civile (art. 957 e successivi). Secondo questo istituto, il titolare (enfiteuta) ha la facoltà di godimento pieno su un fondo di proprietà altrui. Per contro, egli deve migliorare il fondo stesso e pagare al proprietario (direttario o concedente) un canone annuo in denaro o in derrate.

A tal proposito, vediamo cosa è successo nel Comune di Padula. L’ente comunale, dopo aver concesso – all’inizio del secolo scorso – dei fondi rurali ai cittadini, non ha mai riscosso, a memoria degli “enfiteuti”, un canone per l’uso dei terreni. E dopo tantissimi anni arriva un fulmine a ciel sereno. Gli “enfiteuti” vengono convocati con una raccomandata presso gli uffici comunali. Un geometra illustra loro la situazione, spiegando che i terreni elencati nella raccomandata ricevuta a casa sono di proprietà comunale e che, pertanto, bisogna corrispondere un canone annuo al Comune. L’Ente, tuttavia, non può riscuotere canoni se non per i cinque anni precedenti, più quello in corso. E perciò il geometra incaricato procede al calcolo dei suddetti canoni. I canoni, secondo la narrazione dell’amministrazione, devono essere versati anche se l’enfiteuta volesse affrancare il proprio terreno. Tale affrancazione può avvenire con il versamento di una somma che, secondo quanto è stato prospettato alla nostra associazione, è comparabile – se non superiore – al valore reale del terreno. Per di più, chi volesse affrancare il proprio terreno dovrà versare €1.500,00 per la trascrizione dell’atto stipulato davanti al Segretario comunale. Chi non intendesse affrancare il fondo, invece, dovrà in ogni caso pagare una somma per l’uso dei terreni corrispondente a 5 canoni più il canone dell’anno in corso. E sembra che l’Ente pretenda che tutto si risolva nel più breve tempo possibile. Chissà perché!

Un giovane ci ha scritto: “Non ritengo giusto che i debiti comunali vengano fatti pagare ai nostri nonni e genitori che, nel loro piccolo, hanno sempre cercato di dare un futuro a noi giovani”. E, effettivamente, l’impressione che si ha, guardando a questo immediato risveglio da un lunghissimo letargo, è proprio quella che il giovane ci ha prospettato: una volontà di voler racimolare qualche somma mediante l’istituto dell’enfiteusi. I laureandi in giurisprudenza dovrebbero, pertanto, ringraziare l’amministrazione comunale di Padula per aver dato loro l’opportunità di rivedere le norme del Codice Civile che regolano questo istituto. Altri laureandi hanno potuto rivedere nozioni di storia, notando che questo strumento amministrativo risale addirittura all’epoca del feudalesimo, quando alla Chiesa romana premeva regolarizzare la cessione o la concessione del fondo nei confronti dell’aristocrazia bizantina e successivamente longobarda. Tale istituto è stato, in epoca recente, regolato dagli articoli 957 – 977 del Codice Civile nel 1942, per incentivare la produttività delle terre grazie all’attività degli agricoltori. L’Italia – nel 1942 – era sprofondata nel baratro della seconda guerra mondiale. Oggi sprofonda in una crisi socio-economica che sta lacerando un tessuto sociale faticosamente ricostruito a partire dall’immediato dopoguerra. Stanno adesso solo sferrando gli ultimi colpi a quello che resta della tenuta sociale della nazione”.

Il responsabile della sede Codacons Vallo di Diano–  prof. Roberto  De Luca

 

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