Cronaca di una morte (politica) annunciata

Nove candidati per un territorio con 14, piccoli, Comuni e qualche decina di migliaia di elettori. Il Vallo di Diano, che dir si voglia, si dimostra ancora una volta frammentato, disunito e quindi, al di là degli schieramenti di appartenenza, sconfitto. Nove candidati, forse qualche piccola soddisfazione personale per un voto in più ma ancora una volta il territorio, idealizzato con una visione complessiva, non c’è. Quel sogno degli anni ‘80, la “Città Vallo”, non solo è un progetto che non riesce a concretizzarsi concretamente ma è un concetto che non c’è nella mente del Vallo di Diano e nei suoi rappresentanti politici ancor di meno. In queste elezioni regionali e ben prima della campagna elettorale e della presentazione delle liste non c’è stato, almeno non sembra ci sia stato, un progetto comune degli schieramenti in campo. Un nome condiviso sul quale puntare. Spingere. Sperare. Una visione ampia per non impoverire ancor di più il territorio. Basti pensare che in alcuni paesi (Casalbuono, Sanza e Auletta) le maggiori preferenze sono andate a candidati “esterni” al comprensorio. L’idea del Gruppo Positivo, settembre 2014, di indire delle primarie per un candidato unico è stata snobbata. In modo errato. Un’idea ripresa da Francescantonio D’Orilia ma con netto ritardo. Ecco, forse il Vallo di Diano, la politica del Vallo di Diano ha perso di vista il territorio, al di là di slogan e dichiarazioni e gli elettori di questo territorio sente forte questo distacco. E in tanti hanno deciso di non votare.

Donato Pica è il consigliere regionale uscente. Per questo motivo il primo nome da parte del Pd – per rispetto istituzionale – da prendere in considerazione. Ma – anche se non ci sarà conferma da chi è intervenuto – durante l’incontro che si è tenuto a Padula, il Pd e gli amministratori del centrosinistra valdianese erano tutt’altro che convinti sul fatto di puntare su Pica e dalle urna questo appare molto evidente. Il consigliere regionale uscente – anche se non direttamente responsabile – paga la perdita del Tribunale di Sala Consilina (annesso fuori regione) e la lotta fratricida del Distretto sanitario. E infatti – pur se non cambiavano le sorti del voto – la perdita di centinaia di voti a Sant’Arsenio, dovuti all’assenteismo, è un emblema.

Restando nel centrosinistra Franco D’Orilia pur se con un buon risultato personale ha tardato la sua discesa in campo. Aveva chiesto un confronto con gli altri esponenti del centrosinistra per scegliere un candidato unico. Ma lo ha fatto a giochi praticamente già fatti. Si è quindi trovato nel dubbio di fare un passo in avanti e uno in dietro. Un limbo. E tale è rimasto anche dopo gli scrutini.

Luigi Giordano, per i socialisti, si è battuto da leone come le sue caratteristiche politiche lo dimostrano. Ma partendo dallo slogan #iovotosalese ha fatto sì che il suo fosse neanche valdianese ma tipicamente salese. E infatti nel Comune capofila Giordano ha ottenuto 1.800 voti che gli hanno permesso di vincere l’effimero premio di più votato nel Vallo di Diano nella sua area di appartenenza. Un bottino buono per il futuro. Ma sempre locale. Salese per meglio specificare.

Poco consistente la candidatura di Gianfranco Cavallone per l’Udc, così come quella di Maria Vespoli per  l’Italia dei Valori. Se Cavallone si è aggirato intorno alla quota delle 500 preferenze, Vespoli ha ottenuto davvero pochissimi voti.Dal centro sinistra al centro destra. Leggera, troppo leggera anche la presenza di Roberto De Luca e della sua Sinistra e lavoro. Pochi voti di partito, poche preferenze personali.

Valentino Di Brizzi a livello personale ottiene un risultato buono dal punto di vista individuale. Paga il risultato del partito che gli blocca le vie verso lo scranno nel consiglio regionale e cala nella classifica di Forza Italia al cospetto di candidati forti nella zona nord della provincia. Ma questa può essere una buona partenza verso l’unione del centrodestra valdianese.

Il derby rosa del centro destra va a Maria Citarella (con Caldoro presidente). L’assessore pollese ottiene 600 preferenze nel suo paese. Mare resta un risultato confinato a Polla. Nel Vallo di Diano, infatti, la scelta Citarella è stata poco seguita. Infatti così come è stato per Pica le preferenza sono arrivate più dal fuori dei confini che nel territorio. Segno ancora inequivocabile dell’assenza di un territorio unito per un nome solo. Discorso simile per Cinzia Morello  (anche lei con Caldoro presidente) che ha ottenuto meno preferenze  di Citarella ma paga la sconfitta di Caldoro e anche la bocciatura verso il nome forte, Giovanni Fortunato, con i quali poteva esserci la votazione congiunto.

L’unica speranza è che da queste ceneri si possa cercare di condividere un progetto comune. Ma la Storia recente del Vallo di Diano insegna che le lezioni non servono a correggere.

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