Ladri saccheggiano gli Orti di Sala, i contadini li avvisano: “Pronti a farci giustizia da soli”

“Attenzione! Area sottoposta a video sorveglianza per ragioni di sicurezza”. L’esplicito avvertimento a potenziali ladri non è situato davanti a una gioielleria o a una banca, e nemmeno in corrispondenza di una installazione militare.

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Le telecamere di video sorveglianza sono state installate a Sala Consilina per proteggere un altro tipo di oro: i prodotti della terra degli Orti di Sala. Si tratta di un ultimo disperato tentativo messo in campo da uno dei proprietari dei terreni agricoli situati nell’area di località Taverne e Marroni per proteggere il frutto del proprio lavoro nei campi, di mesi di fatica e di sudore da parte degli agricoltori locali, vanificati sempre più spesso da ladri e delinquenti senza scrupoli.

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I soliti ignoti hanno individuato un altro settore nel quale effettuare le proprie scorribande, ed a farne le spese da un po’ di tempo sono gli agricoltori degli Orti di Sala. A lanciare l’allarme è Giuseppe, giovane appassionato agricoltore, che scrive alla nostra redazione per segnalare la situazione che sta creando molti patemi e tanta rabbia nei contadini salesi. “Purtroppo –afferma Giuseppe- i terreni rigogliosi di prodotti genuini sono sempre più oggetto di furti e saccheggiamenti da parte di ignoti, che adottano tecniche sopraffine tali da consentire loro di potersi indebitamente appropriare dei prodotti agricoli altrui, senza essere mai scoperti”. Tutto diventa “appetitoso” bottino per questi delinquenti senza scrupoli: pomodori, melanzane, zucchine, fagioli, insalata… ma anche alberi da frutto come albicocche e pere.

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“Giusto per rendere l’idea –racconta Giuseppe- una famiglia aveva coltivato i pomodori per produrne una quantità necessaria per poter fare le conserve, quindi parliamo di 150-200 kg almeno. Bene, questa famiglia non ha trovato un solo pomodoro quando si è recata sabato mattina nella propria terra per raccoglierli: nel corso della notte i ladri avevano fatto piazza pulita”. Un ultimo episodio in ordine di tempo che rende facile immaginare il dispiacere, il dolore e la rabbia degli agricoltori salesi.

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La frustrazione dei contadini è tangibile –sottolinea Giuseppe- in quanto prima che derubati si sentono feriti nell’orgoglio e offesi nella dignità, considerato che per giungere alla maturazione un ortaggio, un frutto o una verdura ha bisogno di tanta cura, tanto lavoro e tanto sudore”. Giuseppe spiega che molti degli agricoltori vittime dei furti sono anziani, e che per mentalità ed abitudini consolidate non inclini a denunciare alle forze dell’Ordine quanto accade. E allora che fare? Purtroppo in pochi possono permettersi di sostenere i costi per installare sistemi di videosorveglianza.

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E intanto la rabbia sale, e si temono reazioni estreme: “C’è anche chi è convinto –conferma Giuseppe- che farsi giustizia da sé rappresenti l’unica via praticabile per porre fine al fenomeno… e la sensazione è proprio quella che si potrebbe assistere ad atti di violenza che potrebbero mettere in seria discussione l’incolumità delle persone, qualora qualcuno venisse colto in flagranza di reato mentre si appresta a derubare i prodotti agricoli in terre altrui”. Ovviamente una ipotesi da “Far West” assolutamente da scongiurare. La speranza di Giuseppe è che “immaginare” i forconi dei contadini in attesa possa scoraggiare i malintenzionati… più delle videocamere.

A seguire la lettera aperta inviata da Giuseppe alla redazione di Italia 2 Tv, e rivolta in particolare ai ladri degli “Orti di Sala”:

SALA CONSILINA, L’AGRICOLTURA CHE NASCE E CHE MUORE…

“Lo sviluppo demografico che ha interessato negli ultimi anni le località Taverne e Marroni di Sala Consilina, ha dato origine a diversi fattori che ne hanno condizionato la morfologia. Se diversi anni fa queste zone erano popolate solo dagli abitanti del posto, assumendo l’identità di località periferiche, oggi non è più così. In seguito alla collocazione nelle immediate vicinanze dell’isola ecologica le strade e le contrade sono diventate molto più trafficate. L’istituzione di un parco acquatico, la rivisitazione di un vecchio mulino ad acqua in chiave commerciale e l’introduzione di sagre ed eventi hanno contributo ad un richiamo maggiore di persone. Uno degli aspetti più interessanti in questo processo di trasformazione è stato sicuramente il riavvicinamento di alcuni giovani salesi all’agricoltura e alle attività contadine. Infatti gli appezzamenti di terreno circostanti, grazie all’abbondanza di acqua proveniente dalle sorgenti montane e ad una particolare fertilità intrinseca, difficilmente riscontrabile in altri terreni agricoli del centro capofila del Vallo di Diano, hanno permesso a quanti si sono cimentati nella coltivazione di frutta, verdura ed ortaggi di ottenere prodotti ortofrutticoli dalle importanti proprietà organolettiche e nutrizionali, avendo potuto contare più sul fattore terreno che sull’utilizzo di prodotti chimici e fertilizzanti nell’arco del periodo di produzione. Gli anziani del posto, molti fra i quali purtroppo non più in vita, definivano le Taverne e i Marroni le “terre da giardino” cioè luoghi in cui la coltivazione delle piante avveniva naturalmente, favorita dagli aspetti ambientali. Proprio in virtù di questi aspetti, essi consideravano i loro prodotti come imprescindibili per il proprio fabbisogno alimentare ed insostituibili nella loro dieta. I piccoli poderi delle Taverne e dei Marroni, quindi, pian piano hanno ripreso a produrre così come si faceva un tempo. Questo fenomeno, che potrebbe rappresentare un elemento di crescita per il paese di Sala Consilina, ritenuto da sempre come un territorio che ha fondato la propria economia sull’agricoltura e sull’allevamento soprattutto nel suo periodo di massimo splendore, rischia seriamente di spegnersi sul nascere a causa di un’incresciosa situazione venutasi a creare prepotentemente negli ultimi periodi, la quale sta suscitando rabbia e malcontento tra i contadini. Purtroppo, infatti, i terreni rigogliosi di prodotti genuini sono sempre più oggetto di furti e saccheggiamenti da parte di ignoti, i quali hanno adescato delle tecniche sopraffine tali da consentire loro di potersi indebitamente appropriare dei prodotti agricoli altrui senza essere mai scoperti. La frustrazione dei contadini è tangibile, in quanto prima che derubati si sentono feriti nell’orgoglio e offesi nella dignità, considerato che per giungere alla maturazione un ortaggio, un frutto o una verdura hanno bisogno di tanta cura, tanto lavoro e tanto sudore. Non poter beneficiare del risultato finale è per loro segno di grande sconfitta. Cercare di risolvere il problema ricorrendo alla tecnologia significa dover preventivare un investimento notevole, poiché i costi da sostenere per la realizzazione di un impianto di videosorveglianza omologato sono decisamente elevati. C’è anche chi è convinto che farsi giustizia da sé rappresenti l’unica via praticabile per porre fine al fenomeno e oggettivamente, vista la rabbia che si percepisce nell’ascoltare i loro discorsi e visti i loro occhi infuocati di rancore ma allo stesso tempo colmi di lacrime, la sensazione è proprio quella che si potrebbe assistere a delle violenze che potrebbero mettere in seria discussione l’incolumità delle persone, qualora qualcuno venisse colto in flagranza di reato mentre si appresta a derubare i prodotti agricoli in terre altrui. Essendo personalmente vittima di tali furti sistematici, la mia speranza è quella di suscitare l’attenzione di chi legge questa mia lettera aperta, affinché si possa pervenire ad una fine naturale del fenomeno per via del buon senso piuttosto che della violenza. Quello che accade è grave, non ci si rende conto che ci sono ancora delle famiglie salesi che vivono di agricoltura alle quali sottrarre i prodotti agricoli significa metterne in discussione l’immediato futuro. Chi non si è mai cimentato in queste attività non può minimamente immaginare quanto sia faticoso coltivare la terra, evidentemente chi si rende colpevole di queste azioni spregevoli conosce bene il sudore e la fatica che l’agricoltura impone e quindi preferisce derubare il prodotto finito piuttosto che rimboccarsi le maniche per produrselo. E’ inequivocabile che si tratta di pure e semplici supposizioni, tuttavia, si ribadisce, la speranza è che qualcuno con la coscienza sporca si metta una mano sul cuore e si renda conto di quanto possa essere ignobile compiere simili gesti. I contadini e i giovani delle Taverne e dei Marroni, si sappia, non sono più disponibili a tollerare il protrarsi di questa situazione, indefinibile per quanto brutta. Così facendo si tende a ledere anche l’immagine di un paese sempre più in difficoltà da qualsiasi punto di vista lo si inquadri, e se i giovani perderanno le motivazioni che li ha spinti a ridare una nuova vita ai terreni, questi ultimi verranno nuovamente relegati nello stato di abbandono, sopraffatti da rovi, da spine, da erbe infestanti e da sterpaglie. In particolar modo se la notizia arriva a chi di fatto si rende colpevole di questi gesti: sappiate che ho parlato con persone che sono talmente arrabbiate… che vogliono farsi giustizia da soli”.

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