Voucher lavoro, 900mila utilizzati solo in provincia di Salerno. Uil: “A rischio la sicurezza e la legalità”

La Corte Costituzionale ha appena approvato il referendum proposto dalla Cgil sull’abolizione dei voucher. I buoni lavoro, inizialmente utilizzati per retribuire i lavori occasionali soprattutto in agricoltura per remunerare studenti, pensionati, casalinghe durante la vendemmia, nel 2009 sono stati estesi anche alle amministrazioni pubbliche, all’edilizia, all’industria e al trasporto finché con il Jobs Act del Governo Renzi sono stati estesi a qualsiasi attività lavorativa elevando il tetto massimo dei voucher percepibili in un anno a sette mila euro. Contro il sistema dei voucher, che per il governo Renzi doveva servire per far emergere il lavoro nero, si sono scagliati i sindacati e le opposizioni che ne condannavano possibili abusi da parte dei datori di lavoro. Nei primi anni della loro utilizzazione i lavoratori coinvolti erano appena 600mila nel 2015 si è passati a quasi 1,4 milioni lavoratori. Solo in provincia di Salerno sono stati venduti oltre 900mila voucher. Un dato che colloca la provincia di Salerno al 50° posto nella graduatoria assoluta delle province italiane. Lo rileva uno studio del Servizio Politiche del lavoro della Uil. “Il dato – evidenzia Patrizia Spinelli. Segretaria provinciale della Feneal Uil di Salerno – è di per sé inquietante sia dal punto di vista dimensionale, ma anche nell’ambito del contesto regionale, perché, se guardiamo agli aumenti rispetto al 2015, l’incremento più alto si è registrato in Campania +43,7 %. L’allarme diventa massimo se scendiamo nel dettaglio dei comparti produttivi. Dall’analisi condotta per attività d’impiego, oltre il 50% dei voucher nel 2016 si stimano venduti per prestazioni effettuate in attività come l’industria e l’edilizia. A seguire il turismo, il commercio ed i servizi”. “Grave allarme per la sicurezza e la legalità sui luoghi di lavoro – continua Spinelli – Indispensabile alzare la guardia e combattere le illegalità”.

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