Successo per l’attore valdianese Enzo D’Arco al teatro Ghione di Roma con L’Avaro di Plauto

Successo per l’attore e regista di Sala Consilina Enzo D’Arco al Teatro Ghione di Roma, dove è attualmente impegnato nella rappresentazione de L’AVARO DI PLAUTO.

 

l'avaro di plauto

Risate assicurate e sala gremita anche dopo gli applausi ed i consensi della prima.  In scena insieme a Enzo D’Arco ci sono Edoardo Siravo, Lucio Ciotola, Gabriella Casali, Stefania Masala, Martino D’Amico e Francesco Maccarinelli. La regia è di Nando Sessa, il testo di Michele Di Martino, le musiche di Francesco Verdinelli, i costumi di Daniele Gelsi, la scenografia di Lisa Dori De Benedittis e la produzione del Teatro Ghione. Per capire lo spirito che aleggia presso il teatro romano, basta la frase usata per pubblicizzare L’Avaro di Plauto. “Durante la rappresentazione non saranno consentite RISATE ed APPLAUSI in lingue diverse dal latino”. Abbiamo parlato con Enzo D’Arco di questo ennesimo importante impegno che lo vede lontano dal Vallo di Diano.

E’ la vivacità drammatica, unita all’essenzialità dello svolgimento, a caratterizzare l’”Aulularia”, vale a dire la commedia della pentola d’oro, (aulula, pentolina ed aurum, oro, sono i termini di cui è composto il titolo originale): dominante è la figura dell’avaro, interpretato da Edoardo Siravo, certamente uno dei personaggi più riusciti di Plauto e più imitati nei tratti caricaturali, preso a modello, tra gli altri, da Shakespeare e Moliere. Con la sua maniacale ossessione l’avaro dà vita a tutta la vicenda, mentre la beffa ordita dal servo alla fine si ricompone e lo stesso protagonista, rinsavito dalla sua funesta “malattia”, congeda gli spettatori con un invito ad essere generosi e a non scherzare mai con l’avarizia.
La commedia diretta da Nando Sessa ed intitolata “L’avaro di Plauto” per rendere omaggio al genio di Sarsina, è sostenuta da ritmi incalzanti, con il gusto per il “botta e risposta”, per battute sapide e frizzanti che rendono più divertenti i sottintesi dei dialoghi. Alla stimolante “sensualità” lessicale plautina, al gusto per i doppi sensi, i giochi di parole e gli equivoci, cerca di intonarsi la traduzione e l’adattamento di Michele Di Martino, con una significativa e singolare scelta di frasi e parole dell’originale latino, recitate dagli attori e scandite in metrica nelle parti cantate: sarà pure questo latine loqui, parlare in lingua latina, un modo per rivivere, ancora oggi, la grandezza del mondo classico, per risalire il fiume dei segni che ci arriva dalla civiltà di cui siamo eredi diretti.

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