Montesano, l’associazione Agape “mette in sicurezza” l’archivio storico comunale

locandina (1)La documentazione amministrativa composta da buste e fascicoli, da registri e singoli fogli sia relativi alla documentazione direttamente prodotta dall’Ente Comune sia da esso recepita ai fini giuridico-amministrativo, trova finalmente una sua identità. Infatti, l’attività di recupero della Memoria storica di Montesano sulla Marcellana, grazie all’attività svolta nel corso degli anni dall’Associazione di volontariato culturale Agape, si è messo in sicurezza il fondo archivistico comunale sottraendolo all’usura del tempo e all’oblio della dimenticanza umana.

Sabato 6 maggio, alle ore 18:00, nel Palazzo Gerbasio in Montesano sulla Marcellana verranno presentati al pubblico sia l’Inventario dell’Archivio storico comunale (1848-1999) sia quello della Grangia di San Pietro de Tumusso (1131-1726). Questo ultimo, se pur non rientrante nelle specifiche proprie dell’Ente locale, grazie all’accordo di programma siglato nel 2011, tra l’Ente e la Direzione della Biblioteca del Monumento Nazionale di Grottaferrata (Roma) e sostenuto, nel tempo, dalle diverse Amministrazioni Comunali, che si sono avvicendate (Manilia, Volentini e Rinaldi) è stato inventariato e ordinato quello comunale; ordinato, regestato e digitalizzato quello di Grottaferrata. Si amplia, così, la possibilità di ricerca e di studio delle fonti da parte degli studiosi e dei semplici appassionati, che potranno, in loco, consultare, studiare, conoscere e approfondire le vicende e le relative dinamiche socio-culturali e antropologiche occorse nell’area a sud del Vallo di Diano e non solo.

Il progetto biblioARC, ha consentito, attraverso le operazioni di scarto, pulizia e inventariazione, di conoscere la consistenza e l’importanza del patrimonio archivistico-documentale posseduto dall’Ente in quanto tale. Patrimonio, che nel corso delle vicende storiche, politiche, culturali, sociali e antropologiche è stato vessato da rivolte, da distruzione e dalle fiamme.    Montesano è stato il crocevia della storia locale e nazionale. Nel 1799, Don Nicola Cestari cadde vittima della barbarie popolare “sanfedista”. Nel 1857, in località Ponte Cadossano, la giovinetta montesanese Rosa Perretti cadde vittima innocente delle schioppettate tra gli urbani e alcuni facinorosi del Pisacane. Detta donna è passata alla storia, grazie alla poetica romantica del Mercantini, come la “Spigolatrice di Sapri“. Nel 1861, il Plebiscito veniva turbato da facinorosi col conseguente scambio di fucilate. A terra restarono diversi morti, mentre, una intensa sassaiola prese di mira il Palazzo Gerbasio, sede della Guardia Nazionale e del Galantuomo di turno. Nel settembre 1943, un bombardamento Alleato colpì il centro storico portando morte e distruzione. Nel dicembre dello stesso anno, una rivolta popolare, contro gli addetti all’ammasso portò di nuovo in piazza i montesanesi, che non ignari delle mutate condizioni politiche e militari locali e del sud Italia in generale, ebbero a manifestare il loro disappunto verso gli affamatori. Anche in questa occasione nei tafferugli rimasero a terra diversi civili e qualche milite.

Orbene, tutte queste vicende hanno direttamente o indirettamente determinato, negativamente, lo sviluppo dell’archivio o delle carte comunali, come le si chiamava un tempo. Fin dal 1799, il fil rouge, che accomuna tutti gli Atti processuali a danno dei facinorosi, è il fuoco;   elemento primordiale sì di purificazione e di rigenerazione ma in questo caso elemento di distruzione della memoria collettiva.

 

L’Archivio comunale, in genere, è un po’ il dizionario della vita amministrativa, sociale, culturale, politica e religiosa di un popolo. L’Archivio comunale di Montesano è la sedimentazione storica della memoria comunitaria, pur se solo a partire dal 1848. A tale data, infatti, risale il Libro del Decurionato in cui sono raccolte le prime Deliberazioni dei dieci uomini chiamati ad amministrare il popolo laborioso di Montesano.

A questo nucleo archivistico si aggiunge quello digitale del fondo dell’antica Badia di San Pietro de Tumusso. Di origine italo-greca (VIII-XI secolo), passata poi alla Certosa di Padula come Grangia, ha determinato lo sviluppo socio-culturale ed economico-religioso di queste contrade. I documenti digitalizzati vanno dal 1136 al 1728, e sono una fonte importantissima sia per la conoscenza dei luoghi e delle vicende connesse a quegli anni sia per lo sviluppo prodotto in seguito, fino ad arrivare ai giorni nostri.

Tanti gli aneddoti, che si possono tirare fuori dalle Unità allocate sugli scaffali archivistici, come altrettante sono le informazioni che si possono desumere dallo studio o dalla sola lettura dei documenti del fondo comunale o di quello del Tumusso.

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