San Rufo, ritorno a casa per lo “scultore di Papa Francesco”. Alejandro Marmo visiterà anche l’Ospedale di Polla

Ritorno a casa per Alejandro Marmo. Il giovane scultore argentino di origini italiane sarà sabato sera (27 maggio – ore 20,00) a San Rufo in occasione del gemellaggio tra il piccolo centro del Vallo di Diano e la città di Merlo, situata a poche decine di chilometri da Buenos Aires.

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Il papà di Alejandro, nato a San Rufo, era partito per l’Argentina negli anni ’60 del secolo scorso.

Alejandro Marmo 2 Alejandro Marmo

Domenica mattina (28 maggio), unitamente alla delegazione argentina, guidata da Sindaco Gustavo Adolfo Menendez, l’artista visiterà l’Ospedale “Luigi Curto” di Polla dove, dopo la Celebrazione Eucaristica (inizio ore10,00) presieduta dal Vescovo della Diocesi di Teggiano, Mons. Antonio De Luca, sarà benedetta una esemplare in formato ridotto (altezza 2 metri) rispetto all’opera donata al comune di San Rufo che è alta 4 metri.

L'Abbraccio di Alejandro Marmo

A Polla gli ospiti saranno ricevuti dal Direttore Sanitario del Presidio Ospedaliero, dottor Luigi Mandia. Va evidenziato che proprio il Vescovo De Luca, destinatario dell’opera, ha voluto che venisse collocata nella struttura sanitaria del Vallo di Diano. Tale decisione acquista maggiore valenza se si considera che l’Ospedale Civile di Polla, fu finanziato e fondato nel 1905 da Luigi Curto, pollese emigrato in Argentina dove aveva contribuito alla fondazione dell’Ospedale Italiano di Buenos Aires. Da segnalare, inoltre, che nel 2005 in occasione della celebrazione del primo centenario della posa della pietra fondamentale a rappresentare l’Ospedale Italiano di Buenos Aires fu il Direttore Sanitario, dottor Hector Marchitelli. Nel 2002  l’Associazione “La Casa di Polla” di Buenos Aires, presieduta da Helda Stabile, aveva donato una copia della Madonna di Lujan (patrona dell’Argentina) che è stata collocata nell’atrio del nosocomio.

Alejandro Marmo è nato in Argentina dove ha conosciuto l’attuale Pontefice che ha seguito il percorso umano e professionale del giovane artista con grande affetto.

Alejandro Marmo è nato nel 1971 a Buenos Aires da genitori immigrati, il papà da San Rufo e la mamma dalla Grecia. Per i giardini Vaticani ha realizzato due opere “La vergine di Lujàn“, titolo con cui Maria, patrona dell’Argentina, è venerata, e, “il Cristo operaio“, simbolo del progetto “Simbologia della Chiesa che guarda al Sud“, utilizzando tutti gli scarti in ferro trovati nelle fattorie di Castel Gandolfo.

Alejandro Marmo, “l’artista del Papa”, assembla scarti di vita terrena, rifiuti industriali, materiali di risulta che nelle sue mani diventano figure ideali. “Il Cristo operaio“ è il nome dell’opera che fa bella mostra di se nei giardini Vaticani. “La mia opera nei giardini Vaticani è un segnale – spiega Alejandro Marmo – che ricorda come la Chiesa o è per i poveri, gli ultimi e gli scartati, o non è. Così la mia arte parte dalle periferia, dai luoghi dimenticati, per avvicinare gli scartati, gli esclusi, gli sfruttati del nostro tempo e aiutarli a risollevarsi”. Un’opera che esprime la potenza autodistruttiva contemporanea, il suo “Brutalismo” contrasta con i verdi prati, le geometriche siepi, le fontane antiche e le rassicuranti sculture dei grandi scultori del passato. Un Cristo di ferro, che ci lascia tumefatti e stupefatti, ci ricorda che la Chiesa di Papa Francesco, è tutta protesa verso gli ultimi, i derelitti, i poveri, gli scarti “umani”, di una società fondata sul denaro e sulla guerra, che consuma, sfrutta e distrugge. “Il Cristo operaio“ di Alejandro Marmo rispecchia in pieno la concezione del mondo di Papa Francesco , così come Bramante, Raffaello, Michelangelo e Bernini assecondavano le visioni dei rispettivi Papi. Un Cristo che parla di disagio sociale, vite sfruttate, dimenticate. “Con questo progetto i Musei Vaticani sono usciti per strada- spiega Marmo–, l’arte esce dai musei e va verso la gente nelle strade, come deve fare la Chiesa per Papa Francesco. L’arte che rende partecipe i giovani con problemi di integrazione, con la legge e con la droga, e li coinvolge nella creazione artistica. Giovani spesso dimenticati, ma non dal Papa, che ha voluto le opere di un artista che egli stesso ha aiutato, nei giardini de Vaticano, a ricordare a tutti di non dimenticare gli ultimi.

“L’arte – ha spiegato il Papa nel libro “La mia idea di arte”, curato dalla giornalista Tiziana Lupi (Il bozzetto dell’opera “L’Abbraccio” è stato utilizzato per la copertina del libro)– oltre ad essere un testimone della bellezza del creato, è anche uno strumento di evangelizzazione. Attraverso l’arte, la musica, l’architettura, la scultura, la pittura, la Chiesa interpreta la rivelazione. Michelangelo affrescando la Cappella Sistina, ha fatto un opera di evangelizzazione! “. “Nelle opere di Marmo – conferma Papa Francesco– emerge la dignità, egli crede nell’ispirazione, nella possibilità di curare e guarire, con l’arte, una società malata, anestetizzata dall’indifferenza, che non permette più di vedere le sofferenze degli scartati né di ascoltare il loro grido di dolore. L’arte, per Alejandro Marmo, è lo strumento per farci guardare le miserie del mondo, per tendere la mano ai bisognosi, così come ci ha insegnato Gesù Cristo “.

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