Scuola del Vallo di Diano “dimentica” di invitare l’alunno con la sindrome di Down al concerto di fine anno della classe

Questa è una storia che va raccontata affinché non ne vengano più raccontate simili. Questa è una storia di superficialità laddove ci sarebbe stato bisogno di ancora maggiore accortezza. Questa è la storia di un ragazzo speciale, di un bambino quasi adulto affetto dalla sindrome di Down trascurato da chi avrebbe dovuto fargli sentir ancor di più attenzione e cure: la Scuola. Il tutto è accaduto nel Vallo di Diano, zona nord. E’ una storia che va raccontata lasciando anonimi i protagonisti soprattutto per tutelare il piccolo alunno. Lui frequenta la prima media. Ed è stato accolto con gioia dai suoi compagni di scuola. Ha affrontato il percorso scolastico dalle scuole materne, passando per le elementari con successo. E poi il primo anno di scuola media, le nuove ovvie difficoltà affrontate come sempre coi genitori al suo fianco. Lo stimolano e lo spronano. Così come i suo compagni di scuola, amici veri. Ma poi, dopo una serie di difficoltà durante l’anno sulle quali ovviamente la Scuola in questione dovrà riflettere, arriva il fattaccio, il cuore di un storia che va raccontata affinché non ne vengano più raccontate simili. Ultimi giorni di scuola, durante l’anno si sono tenute lezioni di musica alle quali il nostro studente non ha partecipato (altra questione da approfondire) neanche per ascoltarla musica. Lui che ama note e canzoni. Sono gli ultimi giorni di scuola e allora si è organizzato un concerto per la classe, in una struttura diversa rispetto all’edificio scolastico. Tutto nella regola, tutto come in ogni scuola. Ma non tutto viene valutato. Per una dimenticanza. per una distrazione, forse per una colpevole e gravissima superficialità il nostro ragazzo non viene invitato, avvertito. Non vengono avvertiti i genitori. Di chi le responsabilità verrà eventualmente valutato in seguito: di certo seppur l’invito sia stato detto in classe, in casi del genere c’è bisogno di una maggiore accortezza da parte tutti i docenti coinvolti. Il padre dell’alunno, alle 9.30, dopo la terapia logopedica accompagna il figlio a scuola. La trova semi deserta, pensa che forse gli altri alunni abbiano deciso di anticipare la chiusura della scuola con qualche giorno di anticipo. Sono pur sempre gli ultimi giorni di scuola. E riporta il figlio a casa. Ma trascorrono poche ore e la mamma capisce cosa è accaduto. E’ ovvia e giustificata la sua reazione. Dalla scuola arrivano le scuse ufficiali che però non certo riescono a cancellare con immediatezza quanto avvenuto. Non riescono a cancellare rabbia e sconforto, amarezza e lacrime. Per cancellarle occorrerà, da parte della Scuola, ripensarci e migliorare, essere meno superficiali e più accorti, occorrerà essere semplicemente Scuola. Affinché una storia del genere non venga più raccontata.

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