Tra gli Alburni e il Vallo di Diano la base logistica della Criminalità organizzata. Il crocevia di ‘Ndrangheta e Camorra

Spesso, troppo spesso, si pensa che il Vallo di Diano e anche gli Alburni siano terre franche da criminalità organizzate, libere da affari loschi delle cosiddette Mafie. Più che pensare ciò, si dimentica che si tratta di terre “crocevia”, zone strategiche, di contatto tra ‘Ndrangheta e Camorra e con la Basilicata altra zona a “rischio”. E far dimenticare, far pensare che non esista, è il modo in cui il Male riesce a mettere radici. La scoperta dei carabinieri dei Sala Consilina, l’arsenale ritrovato dagli uomini del capitano Davide Acquaviva a Roscigno, è un nuovo campanello di allarme per non dimenticare. Alzare la guardia. Le forze dell’ordine hanno fatto sapere l’arsenale è stato trovato in un fondo agricolo per caso. C’era un grosso quantitativo di armi, poi stupefacenti, esplosivo e munizioni. Nelle comunicazioni ufficiali non si collega l’arsenale a eventuali fruitori, ma è ovvio ed è emerso, che le indagini siano dirette verso organizzazioni criminali. Una santabarbara del genere non può essere certo posseduta da alcuni sprovveduti ma è ovvio che si tratti di una base logistica di organizzazioni criminali. Capire se si tratta di Camorra o ‘Ndrangheta (le organizzazioni che operano nei nostri territorio) sarà compito degli inquirenti. O magari comprendere se si trattava di una “base mista”. Ma certo è che i territori, le cosiddette isole felici, felici non sono. La chiusura del Tribunale di Sala Consilina e lo spostamento della Procura a Lagonegro ha consentito che Camorra e ‘Ndrangheta avessero più spazio. Non è una ipotesi questa ma quanto detto e scritto dal procuratore antimafia Roberti. Il Vallo di Diano e gli Alburni non sono territori “ricchi” e per questo non attraggano fenomeni di estorsione o simili ma rappresentano “incroci” verso le vie del mare e questo fa sì che le “autostrade” della droga siano un argomento tipico del nostro territorio. Magari che combacia con quello del pesce. L’inchiesta calabrese sul clan Muto ne è l’emblema, con ramificazioni e arresti nel Vallo di Diano, Alburni e Cilento.  E poi c’è quell’altra economia che non si deve mai dimenticare. Una economia sommersa: sommersa come i rifiuti. In questo momento – almeno a quanto è noto – non ci sono indagini su traffici illeciti di immondizia nel Vallo di Diano ma esistono processi in atto che non vanno dimenticati, così come non vanno dimenticate le persone coinvolte. Perché il passato è un ottimo modo per capire il presente.

Non dimenticare per non favorire la “tattica” del Male.

 

 

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