Dopo la tragedia di Sassano, necessario “Ripensare il Vallo di Diano”

Ieri per Sassano e per il Vallo di Diano è stato il giorno del lutto e del dolore. Una intera comunità si è stretta al fianco delle famiglie di Daniele, Giovanni, Nicola e Luigi, per dare l’ultimo saluto ai 4 giovani “angeli” le cui vite e le cui speranze sono state spezzate in 6 tragici secondi di una domenica di Settembre, dalla corsa impazzita di un’autovettura  trasformata in una vera e propria bomba. Alcune immagini e sensazioni della giornata di ieri resteranno per sempre impresse nella mente e nella memoria di chi era presente, a partire dalle 4 bare bianche e dallo strazio inconsolabile delle famiglie, ai pianti inarrestabili degli amici, all’applauso che ha accolto alle 15 l’arrivo della bara di Luigi, fratello 15enne dell’autista della BMW assassina. Una comunità colpita al cuore, quella di Sassano, che dalle 9 di mattina alle 17 ha fatto la spola da una chiesa all’altra, in una via crucis scandita dai funerali dei suoi 4 “angeli”, e che in un certo senso fatica a ancora credere che tutto questo sia davvero accaduto, che non si tratti di un terribile incubo. Ma purtroppo è davvero tutto vero, ed allora ecco da oggi è opportuno e necessario dare il via ad una seria riflessione su quello che sta accadendo nel Vallo di Diano. E se a livello nazionale la tragedia di Sassano ha riaperto il dibattito sull’inasprimento delle pene per comportamenti scorretti alla guida che causano incidenti e morti, Monsignor Antonio De Luca, presente a tutte e tre le celebrazioni di ieri, ha detto forte e chiaro che la morte di Daniele, Giovanni, Nicola e Luigi deve riaccendere negli adulti un forte senso di responsabilità. E allora forse è davvero il momento di “Ripensare il Vallo di Diano”, come scrive questa mattina in un suo intervento su “Le Cronache del Salernitano” il giornalista e storico Geppino D’Amico. Perché il rischio è quello di ritrovarsi tra qualche mese o settimana, magari in una altro comune valdianese, a rivivere una nuova Via Crucis del dolore. Gli investigatori hanno appurato che a provocare lo schianto della potente autovettura contro la parete del bar è stato un uso eccessivo di alcol. “Purtroppo –scrive Geppino D’Amico- l’alcolismo è un problema che riguarda sempre di più anche il Vallo di Diano, dove una ricerca effettuata da esperti del settore per iniziativa del Club Rotary Sala Consilina-Vallo di Diano ha evidenziato come l’età dei ragazzi che fanno uso improprio o eccessivo di alcol si sia notevolmente abbassata: per molti ragazzi la prima sbronza arriva a 11 o 12 anni”. Alla luce anche di altre evidenti problematiche giovanili, tra le quali l’uso di droghe, viene da domandarsi che fine ha fatto quel Vallo di Diano che veniva considerato un’oasi felice, e che oggi mostra i sintomi preoccupanti di una società malata. “È vero –sottolinea D’Amico- che è quasi impossibile oggi trovare un territorio che non debba fare i conti con la crisi di valori, che non risparmia le istituzioni a cominciare dalla famiglia: tutto sembra normale, tutto sembra lecito. Quindi, il problema è anche e soprattutto culturale”. E allora forse è giunto il momento di “ripensare” il Vallo di Diano: troppi incidenti (non solo stradali), e troppe problematiche stanno sempre più depauperando e mettendo in ginocchio un territorio che, peraltro, appare sempre più diviso e non riesce ad essere unito. “Negli anni ’80 –scrive Geppino D’Amico- al termine di un convegno sulle tossicodipendenze, intervistando mons. Antonio Riboldi, gli chiesi “che fare per uscirne”; la sua risposta fu lapidaria: “Facciamo uomini veri e finirà la droga”. Finora non sempre ci siamo riusciti, per cui è indispensabile percorrere la strada indicata dall’allora Vescovo di Acerra. Ma chi tocca? Alla società? Troppo generico. Certamente tocca alla famiglie, alla scuola ed a tutte le Istituzioni presenti nel Vallo di Diano”.

Una risposta

  1. Rinux ha detto:

    Come fare “uomini veri” fosse la cosa più facile del mondo. Per me tutto è insito in quel benedetto o maledetto (unico) gamete maschile o spermatozoo che va a fecondare l’ovulo femminile. L’alchimia è tutta là. Ne può uscire il bravo ragazzo come il delinquente, il genio come il normale, l’alto come il basso, il biondo come il bruno. Chi si arrovella a cercare cause nell’educazione familiare, per come la penso personalmente, commette lo stesso banale errore di chi guarda il dito e non la luna.

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