Pagani (SA): sequestrato impianto di recupero di rifiuti speciali e produzione imballaggi in plastica.

I Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Salerno, a Pagani, insieme a quelli della locale Tenenza dei Carabinieri, hanno apposto i sigilli di sequestro ad una attività produttiva del posto, ed in particolare ad un impianto di recupero di rifiuti speciali non pericolosi quali plastica nonché di produzione di imballaggi in plastica stampati per ortofrutta e bibite. In particolare, a seguito dei controlli eseguiti dai Carabinieri del N.O.E., si è proceduto al sequestro preventivo, con esclusione degli uffici amministrativi, di un noto impianto di recupero dei rifiuti speciali del tipo non pericolosi nonché impianto di produzione di imballaggi in plastica per ortofrutta e bibite ed impianto di stampa serigrafica. Difatti, dagli accertamenti effettuati dai Carabinieri del N.O.E. presso la sede operativa della società è emerso che le attività di  recupero dei rifiuti venivano svolte mediante l’utilizzo di un impianto di frantumazione di materie plastiche, costituito principalmente da una sega a nastro per il taglio dei grossi imballaggi in plastica (bintz), un nastro trasportatore, un gruppo di macinazione (mulino), quattro silos per lo stoccaggio della plastica macinata ed un impianto di aspirazione ed abbattimento delle polveri. Vi erano inoltre quattro presse per lo stampaggio degli imballaggi in plastica, che non risultavano collegate ad alcun impianto di aspirazione dei vapori/fumi; infine risultava installato un impianto di serigrafia, anche esso sprovvisto di impianto di aspirazione. Per tali attività la società non è stata in grado di esibire la prescritta autorizzazione alle emissioni in atmosfera, in violazione del codice dell’ambiente. Inoltre, nel corso del sopralluogo dei Carabinieri dello speciale reparto a Tutela dell’Ambiente, è stato rilevato che le acque di raffreddamento delle presse, previo trattamento di chiarificazione e raffreddamento, venivano riutilizzate nel ciclo produttivo; la parte di acqua eccedente alla produzione veniva poi scaricata mediante una apposita condotta in un canale irriguo che costeggia l’insediamento industriale, con recapito finale nel fiume Sarno; anche le acque meteoriche dell’area esterna, di fatto utilizzata per la messa in riserva dei rifiuti speciali non pericolosi, quali imballaggi in plastica, per il deposito temporaneo dei rifiuti speciali prodotti dall’attività e per il deposito del prodotto finito da commercializzare, area anche soggetta anche al continuo transito di automezzi e mezzi d’opera, confluivano in vasche di raccolta interrate e da queste scaricate nel medesimo canale irriguo con recapito finale nel fiume Sarno. Anche in relazione allo scarico delle acque la società non è stata in grado di produrre la prescritta autorizzazione allo scarico, in violazione del codice dell’ambiente. Infine, al legale rappresentante della società, in relazione alla normativa di prevenzione degli incendi, è stata contestata la violazione dell’art.20 poiché tale attività industriale di cui al punto 44 dell’Allegato I al D.P.R. 151/2011 – Stabilimenti, impianti, depositi ove si producono, lavorano e detengono materie plastiche, con quantitativi di massa superiore a 5.000 Kg, era sprovvista del certificato di prevenzione incendi.

 

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