Cisl Fp Salerno: Antonacchio, “Segretariati sociali al collasso”.

Il segretario generale della Cisl Fp, Pietro Antonacchio, chiede un incontro urgente con il Sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca,  al fine di trovare una linea   strategica  condivisa tesa al miglioramento    degli uffici dei Segretariati sociali   e tendente ad alleviare il carico di lavoro eccesivo che in alcune strutture ha raggiunto limiti difficilmente sostenibili da parte degli operatori interessati. “Le attività svolte dai Segretariati Sociali del Comune di Salerno sono innegabilmente condizionate dalla ricorrente evoluzione della domanda sociale e dai mutamenti territoriali che in particolare sono intervenuti e ancora interessano i Segretariati n. 3 del Rione Petrosino e n. 5  del Centro sociale di Pastena. I destinatari delle attività organizzate nell’ambito degli uffici territoriali sono profondamente cambiati, sia qualitativamente che quantitativamente a causa dell’attuale recessione economica che ha acuito le tensioni sociali sia nell’ambito dei contesti abitativi che all’interno delle famiglie, amplificando gli episodi di violenza domestica su minori e donne, moltiplicando il fenomeno dell’esclusione sociale e della marginalizzazione coinvolgendo, nel contempo, tutte le classi sociali anche quelle considerate “meno a rischio”. Ciò ha comportato che, a fronte di tali cambiamenti nella struttura della domanda di interventi sociali, non si è potuta disporre un’adeguata e soddisfacente offerta di servizi. S’intuisce che alcuni segretariati, dove risulta più pressante la domanda, non siano più in grado di realizzare gli standard minimi di sostegno ed intervento sociale. L’attuale pianta organica prevista per le strutture periferiche non tiene conto della diversa configurazione territoriale ed ortografica degli ambiti nonché della struttura sociale degli stessi. È facilmente verificabile che una siffatta organizzazione cozza con la filosofia del Segretariato Sociale che non appare più in grado di fornire risposte istituzionali al diritto dei cittadini proprio del  territorio dove si rileva la maggiore complessità. L’assistente sociale, dovendo operare su un territorio quali-quantitativo complesso e multiproblematico non è posta nelle condizioni di soddisfare gli obiettivi di front-office, fornire, in tempi accettabili, adeguate risposte alla molteplicità della domanda di assistenza, ed espletare, nei tempi richiesti, le indagini pervenute dalle competenti Autorità Giudiziarie. Pertanto, non potendo approfondire gli elementi di pregiudizio che hanno causato la richiesta d’intervento, è costretta a fornire risposte tecnico-istituzionali approssimative o spesso, come sovente accade, determinare il rallentamento delle decisioni Istituzionali dei Tribunali e Procure. Ne deriva la paradossale situazione per cui l’utente che risiede in una zona con problemi sociali quali-quantitativi maggiori rispetto ad altre zone è anche colui che riceve, da parte dell’organizzazione sociale, un apporto quali-quantitativo minore che in altre zone ovvero non adeguatamente centralizzato e funzionale al suo concreto bisogno. Sono evidenti le ricadute negative all’immagine dell’Ente, sia e soprattutto a carico di utenti ed operatori. Per quanto attiene il Comune, si assiste ad una riduzione della produttività, ad un aumento della spesa in termini di sicurezza e ad una grave perdita di efficienza e di efficacia degli interventi; per gli utenti si determinano aumento del numero delle difficoltà, nel mentre gli operatori subiscono un aumento dello stress lavorativo da lavoro correlato, un aumento dei margini di errore per i quali sono responsabili, un aumento del rischio di aggressioni nonché una evidente impossibilità di partecipazione ad eventi formativi da parte delle Assistenti Sociali e di quanti operano nei servizi in questione, resi obbligatori dal 14 agosto 2013. Si propone pertanto di avviare un confronto atto a verificare la quantità e qualità del carico lavorativo afferente ogni segretariato, anche alla luce delle eventuali e prossime variazioni demografiche, al fine di determinare nuovi e rispondenti organigrammi e ridisegnare i territori di competenza di ciascun segretariato sociale per ridurre il disagio più volte manifestato dai lavoratori  costretti ad operare in un costante contesto di emergenza con inevitabili ripercussioni sulla risposta istituzionale ma soprattutto con pesanti negative ricadute sulla propria condizione psico-fisica. A tal proposito sarebbe anche utile una discussione su eventuali variazioni della turnistica dell’orario di lavoro rendendolo funzionale ad ottimizzare le prestazioni, con la finalità ulteriore di rendere anche possibile una riduzione dello stress da lavoro correlato. Si ravvede infine la necessità di individuare parametri di riferimento per l’accesso ai servizi al fine di garantire una risposta omogenea al cittadino-utente di qualsiasi territorio e che si attivi l’adozione di una comunicazione scritta e non verbale trala Direzionee gli operatori.”

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