Tubature di amianto nel Cilento. Il Consac chiarisce e risponde all’On. Fortunato

Giovanni Fortunato, consigliere della Regione Campania, denuncia la presenza di condotte idriche realizzate in cemento amianto nel territorio cilentano. In merito Consac S.p.a, la società che gestisce il servizio idrico integrato, attraverso una nota stampa intende chiarire “si trova a gestire esattamente ciò che gli è stato messo a disposizione dai soggetti proprietari degli impianti, quindi i  Comuni e la Regione. Eventuali interventi di miglioramento strutturale, se compresi nella programmazione dell’Ato, possono essere finanziati solo in minima parte dalla tariffa, sia per i limiti annuali imposti dalle autorità sia per la insostenibilità degli aumenti da parte di una sempre più larga parte della popolazione.  Bene farebbe il consigliere regionale, avendone particolare titolo, ad interessarsi dei progetti di investimento e di miglioramento che sono stati presentati da Consac e che sono fermi presso gli uffici della Regione Campania. Nel merito della problematica sollevata dall’on.le Fortunato, vi è comunque da sottolineare che la presenza di condotte idriche realizzate in cemento amianto non è inibita dalle normative in materia, sul presupposto scientificamente dimostrato che le medesime non introducono pericoli per la salute umana. Basti pensare che ancora oggi esistono molti chilometri di rete idrica in cemento amianto in diverse realtà italiane, senza che sia stata evidenziata la necessità di provvedere alla loro sostituzione. La stessa Organizzazione Mondiale di Sanità (OMS) nelle proprie “Linee Guida per l’acqua potabile – quarta edizione” emanate nel 2011 afferma che “non esiste alcuna coerente evidenza che l’ingestione di amianto sia pericolosa per la salute” e pertanto non ha stabilito un valore guida per la concentrazione di fibre in amianto. L’OMS ha preso in esame vari lavori, fra cui anche la sperimentazione consistita nell’immissione nell’acqua potabile di concentrazione di amianto mediamente pari a 24 milioni fibre/litro concludendo appunto che “non c’è la necessità di stabilire un valore di linea guida per l’amianto nell’acqua potabile”. Oltre all’ingestione, l’OMS ha considerato, nella propria valutazione,  anche i possibili effetti sanitari che potrebbero derivare da fibre di amianto presenti nell’acqua potabile ed inalate a seguito di fenomeni di dispersione/nebulizzazione (ad esempio durante le docce). Da tali presupposti, né la normativa europea (Dir. 98/83/CE del 3 novembre 1998) , né la normativa nazionale (D.Lgs. n° 31 del 02/02/2001 “Attuazione della direttiva relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano”) dettano limiti di concentrazione da rispettare nelle acque potabili per le fibre di amianto. Ci si aspetterebbe maggiore prudenza, continua il documento del Consac,  da chi riveste responsabilità pubbliche,  perché suscitare allarmi ingiustificati nella popolazione serve solo a fare il gioco delle industrie che distribuiscono acqua in bottiglia. Abbiamo invece l’obbligo di ridurre i rifiuti e l’inquinamento e promuovere il consumo dell’acqua di rubinetto che è di ottima qualità e  può essere consumata con la massima tranquillità. Del resto, i dati disponibili dimostrano che nell’area cilentana mai nessun caso di neoplasia correlata all’esposizione di particelle aerodisperse dell’amianto (mesotelioma) è stato mai osservato. Anzi nell’oltre mezzo secolo di attività di Consac nessun tipo di patologia è stata mai messa in correlazione alla risorsa idropotabile distribuita”.

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