Castel San Giorgio, sequestrato impianto di recupero di rifiuti speciali. Due persone denunciate in stato di liberta’

I Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Salerno, agli ordini del Capitano Giuseppe Ambrosone, a Castel San Giorgio, hanno apposto i sigilli di sequestro ad un noto locale impianto di recupero rifiuti speciali non pericolosi. La Procura della Repubblica di Nocera Inferiore ha anche emesso informazione di garanzia a carico del legale rappresentante e gestore della società interessata, nonché a carico del responsabile tecnico dell’impianto di trattamento rifiuti della società. In particolare, dagli accertamenti effettuati dai Carabinieri del N.O.E. presso la sede operativa della società è emerso che nell’impianto, senza alcun pretrattamento e senza alcuna autorizzazione, erano miscelati rifiuti di varie tipologie con il successivo conferimento degli stessi ad un impianto finale posto fuori dalla regione Campania. Per i Carabinieri dello speciale reparto a Tutela dell’Ambiente, che tra l’altro hanno accertato come l’azienda non disponesse di alcuna idonea attrezzatura per il trattamento meccanico dei rifiuti, la società in questione era legittimata alle sole attività di selezione e cernita manuale dei rifiuti speciali ed urbani lì conferiti, per poi procedere al trasferimento degli stessi presso ditte appositamente autorizzate a trattamenti meccanici o presso discariche, ma sempre conservando il codice CER di entrata. Inoltre, in occasione di un controllo stradale ad un autocarro in uso alla società, trasportante i rifiuti in uscita dall’impianto di Castel San Giorgio e diretto ad un sito di discarica di una vicina regione, i Carabinieri del NOE ed i tecnici dell’Arpac di Salerno rinvenivano rifiuti di varie tipologie, quali plastica, ferro, imballaggi, rifiuti organici, sfalci e potatura, nonché bustoni in cellophane, chiusi ed ancora integri; aperti a campione, alcuni di questi bustoni contenevano rifiuti tessili, altri rifiuti urbani indifferenziati ed ulteriori imballaggi in materiali misti, trovati tali e quali erano stati conferiti all’impianto. Le verifiche successive, così come anche certificato agli esiti dall’Arpac, permettevano di appurare che vi era stata la semplice miscelazione dei rifiuti e la conseguente declassificazione fittizia del codice CER degli stessi, in assenza di qualsiasi trattamento effettuato sui rifiuti in ingresso presso l’impianto. Infine, il GIP ha poi proceduto alla nomina di un amministratore giudiziario anche al fine di impedire il totale arresto dello stabilimento e dell’attività d’impresa, con conseguenti ricadute negative sulla gestione economica della compagine e sui relativi livelli occupazionali, ma con il preciso compito di assicurarne la continuità operativa aziendale, salvo la rimozione delle irregolarità rilevate, immediatamente attivandosi per la cura di tutti gli adempimenti necessari a ricondurre a norma la condotta illecita, rimuovendo le irregolarità riscontrate, irregolarità che possono essere rimosse senza la necessità di arrestare il ciclo produttivo così da salvaguardare le redditività aziendale ed i corrispondenti livelli occupazionali.

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