Strutture abbandonate, nessun dialogo, assenza di una sede distaccata e mancati investimenti. Ecco perché Sanza vuole divorziare dal Parco

La vicenda del Parco e della sua riperimetrazione è ancora al centro dell’attenzione del Vallo di Diano e del Cilento. E tra i paesi promotori e più agguerriti verso una nuova “visione” del Parco c’è senza dubbio Sanza. Il paese alle pendici del Monte Cervati da tempo si batte con questo obiettivo soprattutto con il comitato “Basta soprusi” composto da centinaia di cittadini. Il Comune di Sanza qualche settimana fa ha tenuto un consiglio sul tema. Ora – dai documenti redatti dopo il consiglio in questione – ecco una lista dei problemi che l’Amministrazione guidata da Francesco De Mieri evidenzia e lamenta in merito all’Ente. “Si tratta di problemi risalenti al 2001 – sottolinea il vicesindaco Antonio Forte – quando il Comune aveva già deliberato per la riperimetrazione”. E poi viene proposto l’elenco di problematiche nel rapporto tra Sanza e Parco. “Innanzitutto la massiccia presenza di cinghiali che distruggono i nostri campi agricoli, poi l’inidoneità della previsione dell’indennizzo per il mancato taglio dei boschi. La mancata istituzione di una sede distaccata del Parco nel nostro comune nonostante la significativa superficie territoriale (circa 11.300 ettari). L’assenza di concertazione e condivisione con il Comune sulle scelte di promozione del territorio e sulla gestione delle baite presenti sul Monte Cervati”. La lista continua: “Il mancato investimento sul sistema viario e in particolar e sulla sistemazione e sul miglioramento della strada che conduce alla vetta del Monte Cervati. Il rallentamento dell’iter amministrativo per l’ottenimento dei pareri per la realizzazione della struttura ricettiva e di soccorso sul Cervati in località Cavatelli dove è stata realizzata una piattaforma in cemento lasciata all’abbandono. Mancata riperimetrazione dell’area. E, infine, assoluta incertezza dei vincoli nelle zone di confine a causa della perimetrazione in scala poco precisa”. Da queste considerazione la decisione di chiedere al Parco di intervenire minacciando, in caso di non ascolto, l’uscita politica dall’Ente del Comune sanzese.

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