Terrorismo, la psicosi-attentati colpisce anche scuole e famiglie del Vallo di Diano

Mandereste i vostri figli (se siete genitori) o i vostri studenti (se siete docenti) in gita scolastica in una grande città Italiana? Soltanto un mese fa la risposta a questa domanda sarebbe stata affermativa e scontata. Ma oggi non è più così. La psicosi degli attentati terroristici ha colpito infatti anche le famiglie del Vallo di Diano. Le immagini di Parigi messa a  ferro e fuoco e sotto assedio, e soprattutto il livello di allarme innalzato anche in alcune delle più importanti città Italiane, non hanno tardato a causare reazioni e conseguenze anche nel territorio valdianese, condizionando in un certo qual modo vita e comportamenti delle famiglie. Un esempio significativo è rappresentato dalle scuole valdianesi, nelle quali –da quanto si apprende- molte delle gite scolastiche e delle attività che comportavano lo spostamento degli studenti nelle città sono state sospese se non annullate. Certo il momento è certo molto delicato, e nei vari istituti scolastici si prendono le precauzioni ritenute necessarie a proteggere i ragazzi. Ma il discorso riguarda anche le famiglie, che per i loro ragazzi non sono disposte a correre rischi. Oggi ad esempio è in programma a Napoli la “Giornata Universale dell’Infanzia e dell’Adolescenza”, manifestazione annuale dell’Unicef che si svolge presso la Mostra d’Oltremare. Si tratta di un evento nel quale ormai da tanti anni è protagonista una scuola del Vallo di Diano, che nell’occasione  presenta puntualmente spettacoli e drammatizzazioni finalizzate alla sensibilizzazione su temi quali i diritti uguali per tutti, l’uguaglianza e il rispetto, a prescindere dalla religione, dal sesso, dal colore della pelle o dalla lingua. Anche quest’anno la scuola valdianese aveva approntato uno spettacolo per la rappresentazione prevista martedì a Napoli, e che avrebbe coinvolto ben 50 studenti. Ma dopo gli avvenimenti di Parigi, e dopo la notizia che anche Napoli rientrerebbe tra gli “obiettivi sensibili” possibili da parte dei terroristi (in particolare nei siti dello scalo portuale, dell’aeroporto di Capodichino, delle stazioni ferroviarie e dello stadio San Paolo), la maggior parte delle famiglie sono state prese dal panico. Giorno per giorno, molti dei permessi che erano stati sempre concessi senza difficoltà dai genitori per portare i ragazzi all’evento Unicef di Napoli sono stati ritirati. Più di una trentina su cinquanta le famiglie che hanno ritenuto pericoloso mandare i propri figli a Napoli, una scelta certo comprensibile dato il momento che si sta vivendo e visto che di mezzo ci sono i propri ragazzi, il bene più prezioso. Ovviamente impossibile alla fine la partecipazione alla manifestazione, alla quale per la prima volta dopo tanti anni la scuola valdianese ha dovuto rinunciare. Si tratta di un esempio rappresentativo del risultato che la politica del terrore messa in atto a Parigi sembra abbia ottenuto anche nel Vallo di Diano, condizionando in qualche modo anche scelte e comportamenti delle famiglie valdianesi.

I fatti di Parigi e le loro conseguenze hanno aperto anche dibattiti tra i docenti e le famiglie del Vallo di Diano, e gruppi di discussione sono stati attivati anche sui social network, tra i quali Whatsapp . Le opinioni sono ovviamente diverse, anche se prevale la volontà di non mettere a rischio i propri giovani. Molto rappresentativo ed interessante ci sembra il pensiero di un genitore intervenuto nella discussione avente per oggetto la partecipazione della scuola valdianese (poi annullata) alla manifestazione dell’Unicef in programma  a Napoli.  Il genitore, da noi contattato, ha acconsentito alla pubblicazione del suo pensiero.

“Buongiorno a tutti sono il papà di… Sto leggendo con molto interesse questa discussione e non vi nascondo che le vostre paure sono anche le mie, a causa delle drammatiche notizie dei giorni scorsi. Se fosse arrivata una comunicazione del temporaneo annullamento della manifestazione saremmo stati  tutti più sollevati e felici perché nessuno di noi si augurerebbe il male per i propri figli, sarebbe qualcosa di imperdonabile. Ciò non è accaduto però, e su una cosa dobbiamo cercare di migliorare e lo dico soprattutto a me stesso: non dobbiamo trasferire le nostre paure ai nostri figli, che risentono molto delle nostre ansie e delle nostre preoccupazioni. Mia figlia è terrorizzata, e in diversi momenti quando tra noi c’è dialogo mi confessa tutte le sue paure in riferimento a questo bruttissimo fenomeno del terrorismo che, ahimè, purtroppo esiste da sempre, non lo scopriamo certo oggi dopo i fatti di Parigi. Io sto provando da genitore a dare coraggio ai miei figli, perché hanno un futuro davanti ma se crescono con la paura smetteranno di sognare e di voler rincorrere i loro obiettivi. Mi correggo… in realtà ancora devo provare, perché non so come fare a dire a mia figlia che tutto ciò è solo un brutto momento che finirà presto, quando invece siamo solo all’inizio di un periodo bellico molto delicato e probabilmente lunghissimo. Ho contattato alcuni colleghi di lavoro che operano a Napoli e mi riferiscono che è diventata una fortezza militare, ci sono forze dell’ordine e militari da tutte le parti. In stazione continuano a passare treni merci che trasportano carri armati. È vero, tutto ciò non basta perché quella gente ha fatto capire che è capace di saper colpire quando meno te lo aspetti, e proprio su questo punto invito tutti alla riflessione. Anche nel Vallo di Diano ci sono centri di accoglienza dei migranti, e nessuno di noi può sapere se tra essi si stia formando qualche terrorista. Certo è che anche davanti alla nostra bella scuola, nelle ore topiche di ingresso e uscita dei ragazzi, personalmente io non ho visto mai una volante delle forze dell’ordine né una pattuglia dei vigili urbani. Con questo voglio dire che anche le nostre scuole potrebbero rappresentare un bersaglio molto molto facile da raggiungere. Non voglio assolutamente condizionare nessuno: ripeto io ho più paura di voi. Però i nostri figli devono crescere tranquilli e da padre devo assolutamente trovare il modo di consentirlo”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *