Papa Francesco & l’Arte: lo scultore di San Rufo Alejandro Marmo come Caravaggio e Michelangelo

Lo scultore argentino Alejandro Marmo, originario di San Rufo, per Papa Francesco è l’odierno Michelangelo. E’ quanto emerge dal volume La mia idea di arte”, edizioni Mondadori/Musei Vaticani, che si presenta oggi a Roma (FAI CLICK SULLE IMMAGINI PER INGRANDIRE).

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Nel libro Papa Francesco espone, per la prima volta dall’inizio del suo pontificato, la sua visione dell’arte, componendo anche una sorta di galleria ideale di opere scelte tra quelle esposte ai Musei Vaticani.

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Accanto a capolavori universali come  la “Deposizione” di Caravaggio e la Cappella Sistina di Michelangelo, Papa Francesco colloca sullo stesso piano, nella sua “hit parade”, ben due opere dello scultore argentino originario di San Rufo, nel Vallo di Diano: Alejandro Marmo. L’accostamento tra Michelangelo, Caravaggio e Alejandro Marmo non è “blasfemo”, ed a spiegarne i motivi è proprio Papa Francesco: “L’arte, oltre a essere un testimone credibile della bellezza del creato, è anche uno strumento di evangelizzazione. Nella Chiesa esiste soprattutto per evangelizzare: attraverso l’arte – la musica, l’architettura, la scultura, la pittura – la Chiesa spiega, interpreta la rivelazione. Guardiamo la Cappella Sistina: cosa ha fatto Michelangelo? Un lavoro di evangelizzazione”.

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Alejandro è nato a Caseros, Buenos Aires, il 19 febbraio 1971, ma è figlio di immigrati: il padre, italiano, è infatti originario di San Rufo, mentre la madre è greca. Alejandro ha dato forma alla sua creatività fin dai primi anni di vita, giocando con il materiale scartato dal ferramenta del padre, per trasformare questo suo dono nel tempo  in ricerca della conoscenza di sé e del mondo.

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Papa Francesco segue da tempo, con attenzione, il percorso artistico e umano di Alejandro, conosciuto e frequentato in Argentina quando era Arcivescovo di Buenos Aires. La prima volta che ho conosciuto Alejandro Marmo –conferma Papa Francesco nel libro- ho sentito subito che era un poeta, e per questo ho voluto aiutarlo. E anch’io ho imparato da lui. Le sue opere sono la testimonianza della creatività di cui siamo capaci anche con una materia prima povera, messa da parte, buttata via. Sono il simbolo della genialità che Dio ha desiderato mettere nella mente di un artista come lui. E sono un messaggio per dire a tutto il mondo che, nell’attesa della venuta del Figlio dell’Uomo, niente è perduto, niente è scartato, tutto ha un senso all’interno della magnifica opera di Dio”. Il libro nasce proprio dall’incontro di Alejandro Marmo con Tiziana Lupi, la giornalista collaboratrice di “Avvenire”, che ne ha curato l’edizione: dalla loro volontà comune di offrire a tutti la possibilità di conoscere il pensiero del Pontefice sull’Arte, intesa come strumento di evangelizzazione e di contrasto alla cultura dello scarto. Tra le 11 opere scelte da Papa Francesco per la sua galleria ideale dell’arte cristiana, ci sono due opere realizzate da Alejandro: il Cristo operaio” e la “Vergine di Luján”.

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Le due opere, realizzate nelle Ville Pontificie di Castel Gandolfo ed esposte nei Giardini Vaticani, sono un chiaro esempio di cosa intende Papa Francesco quando dice che l’arte “non scarta”: nelle sue sculture, Marmo esprime tutta la disperazione, la violenza, l’orrore che sperimenta chi, proveniente con le sue radici da un piccolissimo comune dell’entroterra salernitano, si inoltra in alcune periferie delle metropoli del pianeta.

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A quei pezzi di ferro, recuperati nelle fabbriche in disuso o nei laboratori abbandonati, Marmo, plasmandoli, restituisce dignità. Così come fa con gli “scartati” della società che lavorano con lui, recuperando i materiali necessari. “Nelle opere di Marmo –conferma ancora Papa Francesco nel libro – c’è un messaggio da cui emerge la dignità. In questo senso Marmo è un audace che crede nell’ispirazione, nella possibilità di curare e guarire una società ferita, anestetizzata da un’indifferenza che non permette più di vedere le sofferenze degli scartati né di ascoltare il loro grido di dolore. L’arte, per Alejandro Marmo, è un modo per aprire i nostri occhi e farci guardare le miserie del mondo, per tendere la mano verso chi ha bisogno, così come ci ha insegnato Gesù Cristo che è il volto della misericordia del Padre, quella misericordia che unisce Dio e l’uomo e verso cui dobbiamo sempre tenere lo sguardo fisso”. Insomma davvero un’apoteosi per l’artista originario del Vallo di Diano, le cui radici sono saldamente ancorate a San Rufo, comune al quale pare da tempo Alejandro abbia in mente di donare una propria scultura. Un dono che adesso, visto quanto affermato da Papa Francesco ne La mia idea di arte”, diventerebbe ancora più prezioso e fonte di grandissimo orgoglio per tutto il territorio valdianese.

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