Emergenza umanitaria in Venezuela, incubo per gli emigrati valdianesi: “Costretti a tornare”

Quelle che aprono il nostro video-servizio non sono immagini tratte da un film, ma ci arrivano dal Venezuela e documentano i funerali di un PRAN, un boss delle locali bande armate che anche dal carcere non aveva smesso dettare legge.

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E’ solo uno degli ultimi esempi di come il sogno di una vita migliore per sé e per la propria famiglia, che nel secolo scorso aveva spinto tantissimi emigranti anche del Vallo di Diano in Venezuela, si sia trasformato in un incubo. Oggi non solo il Venezuela risulta uno dei paesi più poveri al mondo per indice mondiale di miseria secondo i dati forniti da Bloomberg, ma è anche uno dei paesi più violenti, con 25mila omicidi all’anno.

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Ed in particolare Caracas, con 120 omicidi ogni 100mila abitanti, si aggiudica il poco invidiabile titolo di città con il numero maggiore di omicidi al mondo, in assoluto e pro capite. Una situazione insostenibile, tanto che molti degli emigrati valdianesi in Venezuela stanno considerando di rientrare nei loro paesi di origine.

DANIELA DI LORETO OK

Tra questi anche Daniela Di Loreto, sposata a Sassano,  Odontoiatra e di speaker radio-televisiva oltre che vice presidente del Centro Italiano Venezuelano di Caracas, che raggruppa 3860 iscritti, con le loro famiglie e dipendenti. Daniela, che dunque rappresenta una collettività di circa 12mila persone, parla di vera e propria emergenza umanitaria. “Queste bande che si vedono nelle immagini si chiamano “colectivos” – ci spiega- e tengono in ginocchio il paese, perché la polizia non possiede gli armamenti che possiedono loro. Inoltre –continua Daniela- nella vita di tutti i giorni i prezzi sono esorbitanti, e l’inflazione supera il 240 per cento, un vero disastro”. Tanto che mantenere aperto ed in vita il centro Italiano Venezuelano all’interno del quale in tanti italiani lavorano, è diventata una impresa eroica. “Io esco la mattina –conferma Daniela- ma come tutti appena incomincia a imbrunire sono costretta a rientrare a casa. Ma nemmeno a casa mi sento più al sicuro, dopo che il Ministro dell’Economia ha detto pubblicamente che non ci sono viveri perché noi della classe “media” abbiamo i frigoriferi pieni”. Daniela e gli italo-venezuelani temono dunque una escalation della violenza anche verso le proprie abitazioni. “Non vorrei abbandonare il nostro Centro Italiano, perché è un colosso fatto dai nostri genitori con tanti sacrifici, ed ho sempre pensato di resistere. Ma se le cose continuano in questo modo –conclude Daniela- e sopratutto se continuano a mancare alimentari e medicine, in estate ritornerò anche io nel Vallo di Diano”.

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Una risposta

  1. Tiziana Stupazzoni ha detto:

    Quello che ha scritto e la pura verita,anch io vorrei andarmene ma pur troppo ,come dice Lei ho del capitale che hanno fatto i miei genitori e non vorrei che se lo prendese un altro che non ha fato fatica mai nella vita.

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