Ecomostri: al via i lavori per abbattere il cementificio di Sapri. Pellegrino visiterà le strutture di Aquara

Dopo oltre 60 anni il cementificio di Sapri ha cominciato la sua strada verso la fine. Il cantiere per avviare i lavori di demolizione di un ecomostro che tanto ha fatto discutere e protestare è aperto e sono cominciati i lavori per l’abbattimento della struttura. Secondo quanto previsto dalla società committente occorreranno almeno 200 giorni affinché il tutto venga completato. E’ quindi possibile che entro la fine del 2016 Sapri non avrà più nella sua “mappa” il cementificio, dopo circa 60 anni. Una lunga storia che ora sta per cominciare a scrivere la parola fine.  Quella degli ecomostri sembra essere quasi una invasione nel territorio della provincia di Salerno. E se quello di Sapri si avvia verso la fine anche se resterà una icona per la sua storia decennale e per quell’impatto diventato quasi brutta abitudine nello splendido scenario del Golfo, altri saranno ancora da abbattere o almeno rivalutare. Così come evidenziato più volte dal Codacons Campania che proprio nei giorni scorsi ha presentato un report sulla situazione degli ecomostri soprattutto nel Parco del Cilento Vallo di Diano e Alburni. E proprio partendo da questo report il futuro presidente Tommaso Pellegrino ha cominciato un tour tra le opere segnalate dal Codacons. “Mi sembra giusto farlo perché l’ambiente e il territorio sono al centro della nostra missione”, ha sottolineato Pellegrino che martedì scorso ha cominciato il suo iter per sedersi sulla poltrona della presidenza del Parco. Il sindaco di Sassano ha iniziato il suo lungo giro dalle montagne di Petina e da un ecomostro creato proprio dal Parco a cavallo del 2000. Una struttura al centro anche di una indagine nel 2001 (con tanto di sequestro all’epoca) e che doveva servire come deposito. “Accompagnato da alcuni collaboratori e amici dello splendido paese di Petina – ha rivelato Pellegrino – ho visitato la zona. Sì – ha ammesso – la struttura va abbattuta perché è uno sfregio a una Natura meravigliosa, ma allo stesso tempo ho chiesto e mi impegnerò affinché un’altra opera che è proprio nei pressi di questo scheletro di legno riprenda il suo antico vigore”. Pellegrino si riferisce all’osservatorio di Petina. “Io credo che occorrerà sì abbattere gli ecomostri, ma anche armonizzare l’esistente, puntare su quelle risorse che possono dare una grande mano al nostro Parco. Renderlo ancora più bello di quanto è, insomma. E l’Osservatorio astronomico di Petina è tra quelle potenzialità che andranno sfruttate. E’ una grande risorsa e che merita di essere rafforzata”. Concetti espressi durante il “blitz” effettuato un sopralluogo sugli Alburni  in località Aresta, dove ha visitato la struttura inserita nel dossier degli “ecomostri”.

Il prossimo presidente del Parco ha anche annunciato che proseguirà le sue ispezioni sul territorio. Prossima tappa ad Aquara. “Le segnalazioni come quella del Codacons ben vengano affinché siano costruttive e che abbiamo l’obiettivo di migliorare il nostro territorio. Ripristinare i luoghi e la legalità, puntare su ambiente e Natura, sono il centro della nostra missione e quindi proseguiremo lungo questa strada”.  E sarà una lunga strada da percorrere perché secondo il Codacons esistono diverse situazioni quanto meno sgradevoli, ecomostri che minacciano il Parco.  Il Codacons già nel 2009 portò all’attenzione nazionale le incongruenze e le contraddizioni nella politica di gestione dell’ente Parco con il Dossier: “Gli ccomostri, storie di illegalità e di scempi ambientali.”. L’attenzione dell’associazione fu allora concentrata sugli ecomostri di Montecorice, Sapri (dal quale abbiamo iniziato questo viaggio) e Sassano.  Nel 2016 – si legge nel report – altri ecomostri meritano l’attenzione del Codacons: il Centro Lontra di Aquara, l’Osservatorio e Museo del fiume di Aquara, l’Osservatorio della fauna migratoria a Centola-Palinuro e il già citato ecomostro dell’Aresta a Petina. Ad Aquara è prevista la prossima tappa di Pellegrino dove sono due le opere incompiute da controllare: il Centro Lontra e il Museo del fiume e della lontra. “Il Parco concepì la costruzione di tali opere, in partenariato con il Comune, per la tutela della lontra, specie faunistica in via di estinzione che, da sempre, ha trovato un habitat ideale nel fiume Calore”. Nel viaggio tra le incompiute capita anche di vedere come in “un’area protetta – scrive ancora Codacons –  sia   stato   costruito   un improbabile e maestoso edificio in cemento,  il Centro Internazionale per lo Studio delle Migrazioni-Calcante nel comune di Centola, opera che arreca un gravissimo pregiudizio al paesaggio data l’ampiezza della struttura, il suo impatto visivo e l’uso di materiali cementizi non aventi valore eco-compatibile, né eco-sostenibilità alcuna.  Non sono mancate le autorizzazioni dell’ente Parco e della Soprintendenza di Salerno”. Secondo l’associazione di tutela dei consumatori. “Le  situazioni  di  forte  degrado  evidenziate,  rappresentano  soltanto  un  frammento  delle numerosissime sofferenze ambientali e paesaggistiche cui è sottoposto un patrimonio che ha un valore così pregevole da ricevere ambiti riconoscimenti internazionali dall’Unesco. L’incuria ha raggiunto punte di tale gravità che, insieme alle inerzie delle Istituzioni e degli organi deputati all’attività di controllo, fa sorgere il quesito: quello del Cilento e Vallo di Diano, è degno di essere chiamato Parco naturale?”. Domanda alla quale Pellegrino risponde con un secco e convinto sì. “Ma ovviamente c’è tanto lavoro da fare”.

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *