“Cultura e turismo morti alla Certosa di Padula”: l’atto d’accusa di Alfonso Monaco

“Sto pensando di fare un bel falò di tutti i miei libri nel cortile della Certosa nel giorno di San Lorenzo, visto che ormai la cultura è morta e non interessa più a nessuno”. Lo afferma Alfonso Monaco, titolare per ben 52 anni della libreria situata all’interno del cortile del monumento certosino, di recente costretto alla chiusura. Padula ha perso uno dei luoghi dove si respirava cultura, competenza e cortesia: Alfonso era diventato negli anni una vera e propria istituzione a supporto dei turisti e dei visitatori, e soprattutto custode della memoria storica della Certosa e di Padula. Lo abbiamo intervistato, e dalle sue parole è uscito fuori uno sconcertante quadro turistico-culturale non solo di Padula e della Certosa ma dell’intero Vallo di Diano.

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“La libreria della Certosa -spiega Alfonso- ha dovuto chiudere perché l’attività era diventata economicamente insostenibile: la decisone è stata mia, ma in questa vicenda non c’è stata nessuna sensibilità da parte di nessuno. Eppure la mia libreria -evidenzia con amarezza Alfonso- non era solo una attività commerciale ma un servizio culturale, e se qualcuno ne avesse capito l’importanza lo avrebbe difeso”. Secondo Alfonso il vero problema è proprio questo: “Io ho fatto per 52 anni informazione a quei turisti, ormai pochissimi, che vengono alla Certosa con l’idea di visitare un sito culturale. Oggi la Certosa sembra un deserto: la mia libreria era anche un punto di incontro tra persone che cercavano notizie e persone che le portavano. Perché la cultura –spiega- è qualcosa che si alimenta giorno per giorno”.

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Alfonso è amareggiato per la mancanza di sensibilità ai temi culturali, che secondo lui non sono stati mai all’ordine del giorno a Padula: “Se un ragazzo di Padula deve fare una ricerca sulla Certosa –sottolinea- deve ricorrere alla Biblioteca di Sala Consilina o a quella di Polla: purtroppo abbiamo amministratori insensibili da tanti anni”. Alfonso è un fiume in piena: “Il turismo nel Vallo di Diano –attacca- non l’hanno sviluppato ma distrutto come hanno fatto con l’agricoltura, perseguendo esclusivamente logiche di clientelismo. Tante chiacchiere e zero risultati: siamo all’anno zero, anche se la gente sembra non capirlo e anche i media locali continuano a promuovere personaggi che non hanno nulla da dire”. Per chiudere la sua libreria Alfonso ammette di aver dovuto fare uno sforzo prima di tutto mentale enorme: “52 anni sono tanti, e non è stato semplice salvaguardare il mio stato di salute psico-fisico: mi sono dovuto abituare all’idea come nel caso di un amore tradito e ho rischiato di impazzire.  Ma ormai non riuscivo nemmeno a sostenere le spese dell’affitto: a differenza di tanti altri io non ho nemmeno una casa mia, e tutti i miei averi li avevo investiti in questi anni nella libreria. Mentre c’è gente che si aggiusta la terza o la quarta casa con la scusa dei bad & breakfast, danneggiando anche quelli che il turismo e l’accoglienza la praticano in modo serio. E mentre è pronta la lettera dell’avvocato per chi non riesce a pagare l’affitto”.

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Alfonso ha lasciato affissa una targa affianco al portone chiuso della sua ex libreria, le cui parole sono emblematiche: “Per oltre 50 anni si è cercato di fare turismo alimentando la conoscenza. Le istituzioni hanno preferito si coltivasse l’ignoranza, la speculazione e il ladrocinio”. Un epitaffio alla cultura nel cortile della Certosa: “Ho lasciato quella targa –racconta- per informare quei pochi visitatori della Certosa dell’accaduto. La verità è che qui si opera contro il turismo, soprattutto a causa dell’ignoranza che è trasversale: 25 anni fa in primavera davanti alla Certosa si contavano 50 pullman fermi. Significa che nell’arco di una giornata i pullman che andavano e venivano erano 100. Adesso siamo fortunati quando i pullman fermi sono 5 o 6. I visitatori in Certosa, da quando hanno messo la biglietteria, sono diminuiti dell’80% nel giorno di Pasquetta, nel silenzio più assoluto: è allucinante”.

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Per Alfonso il vero problema è il deserto culturale, non solo a Padula ma tutto intorno. E l’approccio anche nei confronti del turismo: “Sono tutti grandi esperti, ma nessuno parla con i turisti chiedendo cosa manca o di cosa avrebbero bisogno. Ma a voi sembra normale che nella Certosa di Padula non si possa visitare la Biblioteca, sul cui portale c’è la scritta che dovrebbe essere il simbolo del monumento certosino: “Dà al sapiente l’occasione e la sapienza sarà data a lui”. Dovrebbe essere quella la sintesi e lo scopo di una visita alla Certosa, e anche lo stemma di Padula”.

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