Il referendum a Monte San Giacomo diventa un caso. Liti, accuse, polemiche dopo un convegno per il “no”

Il clima referendario è rovente. Lo è a livello nazionale. E lo è soprattutto a livello locale dove, da sotto le ceneri del sì o del no, emergono fratture interne ai vari Comuni. Qualcosa che va al di là del referendum costituzionale. “Beghe” locali che si manifestano anche con momenti di tensione. Alta tensione. E’ quanto sta avvenendo a Monte San Giacomo dove sospetti, accuse e liti nascono in seguito a un evento organizzata dall’associazione nazionale Partigiani d’Italia e dal Comitato locale per il no alla presenza del senatore Di Maggio, membro della Commissione parlamentare antimafia presieduta da Rosy Bindi. Alla fine del convegno(tranquillo e sereno)  i problemi. A causa di alcune foto scattate dal custode comunale che viene preso di mira da uno dei presenti in sala che lo accusa di aver effettuato le foto per “far vedere a un amministratore locale quante persone fossero presenti”. Il Comune – che aveva concesso le sale – ha stigmatizzato l’accaduto con un manifesto pubblico dal titolo “Diciamo sì al senso civico” nel quale il sì è scritto con carattere più grande e gli organizzatori al convegno (che sono intervenuti per calmare la situazione al momento della lite) ora protestano che per denunciare la lite si pubblicizza il sì.  Una situazione che evidenzia il clima incandescente che si respira a pochi giorni dal referendum.  Nel manifesto il Comune guidato da Raffaele Accetta  denuncia che il custode “ha scattato con il cellulare qualche foto come è solito fare in ogni occasione. Questo innocuo gesto è costata l’aggressione di uno dei presenti e gli insulti verbali di un organizzatore. Stigmatizziamo la violenza usata nei confronti del nostro collaboratore”. Gli organizzatori confermano l’alterco. “Probabilmente, così come anche si dice nello stesso manifesto, non è stata gradita – da parte di alcuni cittadini di Monte San Giacomo – il fatto che lo stesso custode, sembrerebbe dopo una telefonata da parte di un membro dell’amministrazione comunale – abbia scattato delle foto ai  presenti in sala. Ci dispiace, naturalmente, per quanto è successo per ben tre motivi. Il primo e principale è che non vorremmo far passare l’idea di ingratitudine verso il custode. Il secondo è che non vorremmo che si utilizzasse questo pretesto per negare il godimento dei locali del pregevole palazzo Marone. Il terzo motivo è che l’amministrazione comunale probabilmente manterrà affisso, anche nei giorni della consultazione referendaria, il manifesto nel quale il sì ha un formato esorbitante rispetto alla restante parte del testo. Anche noi siamo per il senso civico e per l’agire civile, come è testimoniato dalla nostra storia personale. Tuttavia, quell’enorme sì sul manifesto potrebbe essere confuso, in questo periodo di chiamata alle urne, come volontà di ribadire l’adesione, tra l’altro già esplicitamente espressa, da parte dell’amministrazione comunale, alla riforma dell’attuale governo Renzi”.

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