“Chiudono troppe piccole attività, le istituzioni devono aiutare le aree interne”, l’appello del Direttore Angelo De Luca

Inutile persino dirlo, il tempo scorre ed i rimedi non arrivano. La crisi del commercio nelle regioni del Sud e anche nel Salernitano ha raggiunto livelli insostenibili. I dati sono impietosi: negli ultimi 5 anni in Campania persi un miliardo e 230mila euro di fatturato dalle 550mila aziende del comparto. Ben 16 esercizi commerciali chiudono ogni giorno. Tuttavia i dati recenti della Camera di Commercio fanno sperare in meglio: nel 2016 le imprese salernitane sono aumentate del 1,2% Nel 2016, infatti, c’è stato un incremento di 1409 imprese. L’incremento è superiore a quello registrato a livello nazionale che si ferma allo 0,7%. La nati-mortalità imprenditoriale scaturisce dal saldo tra la dinamica delle nuove iscrizioni di imprese (7.968) e quella delle chiusure di attività (6.559): entrambe presentano un leggero incremento rispetto a quanto rilevato nel 2015. “I dati però vanno letti con attenzione – ha commentato il direttore generale della BCC di Buonabitacolo, Angelo De Luca – continuano infatti a mantenere un tasso di crescita negativo le imprese individuali (-0,2%) e le società di persone (-1,9%). In leggero aumento le attività commerciali (0,7%), mentre sono sostanzialmente stabili le attività manifatturiere (0,2%) e le costruzioni (0,1%). Modesta la contrazione imprenditoriale del settore agricolo (-0,2%)” ha aggiunto De Luca. Il sistema economico imprenditoriale nel salernitano sembra mostrare quindi una doppia velocità. Maggiore dinamicità contraddistingue le imprese individuali: 4.990 iscrizioni a fronte di 5.147 cessazioni. Le società di capitali, ora, rappresentano il 24% dell’intera struttura imprenditoriale salernitana aumentando di due punti percentuali. “Quello che però ci preoccupa è il costante calo del piccolo commercio di prossimità – ha aggiunto il direttore De Luca – piccoli negozi nei centri storici che non riescono più a sopravvivere e quindi chiudono bottega. Il dramma sociale è che chiudendo le piccole attività si favorisce l’emigrazione e si impoverisce il tessuto sociale che si priva di servizi. Un cane che si morde la coda e che produce una catena di effetti negativi che portano con il tempo al definitivo declino dei piccoli Comuni” ha concluso De Luca. E’ questo quindi il punto di partenza di un’azione incisiva che le istituzioni devono mettere in campo al più presto per aiutare le piccole comunità delle aree interne a sopravvivere, senza questo qui, in questo lembo di Mezzogiorno, c’è davvero poco futuro.

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