Morte di Maria Dorotea Di Sia. L’appello del papà: “Processo insabbiato, da oltre un anno tutto fermo”

Un anno mezzo dall’appello presentato dalla Procura contro la sentenza di primo grado, che ha condannato a tre anni Pantaleo D’Addato per la morte di Maria Dorotea di Sia, e ancora nulla si muove. Una pena ritenuta troppo esigua per la famiglia della ragazza salernitana e anche per la Procura – considerato che ha presentato ricorso. E per questo motivo che il padre di Maria Dorotea, Donato, ha portato avanti un accorato appello. Occorre ricordare che tre anni la giovane, che ha vissuto tra il Vallo di Diano e il Cilento, morì in seguito allo schianto di un’auto contro un pilastro. L’auto era guidata da D’Addato, il quale – secondo quanto emerso – guidava sotto l’effetto di alcol e droga. L’appello del padre è arrivato durante il convegno promosso dalla famiglia Di Sia con l’Unione Giuristi Cattolici Italiani di Sala Consilina e l’Associazione Life, in collaborazione con il Comune di San Giovanni a Piro. Numerosi sono stati gli interventi, interessanti e puntuali come quello della senatrice Angelica Saggese o del procuratore Vittorio Russo. Ma le parole di Donato hanno echeggiato nella sala, gremita, da autorità e istituzioni.
Hanno partecipato, tra gli altri, il sindaco di San Giovanni a Piro, Ferdinando Palazzo, del primo cittadino di Santa Marina, Giovanni Fortunato, il consigliere della Provincia di Salerno, Pasquale Sorrentino, il presidente dell’Associazione Life, Daniele Campanelli, quello dell’UGCI di Sala Consilina, Angelo Paladino. Interessanti anche gli interventi della dirigente della Polizia Stradale di Salerno, Grazia Papa, dell’avvocato dell’associazione familiari e vittime della strada, Federico Alfredo Bianchi, del consigliere politico alla Sicurezza Stradale della Provincia di Salerno, Maria Rosaria Vitiello. Sabato, poi, si è tenuta una santa messa in Cattedrale a Policastro Bussentino in ricordo di Dorotea.