Da domani a Napoli una mostra sul design. A curarla è Enza Migliore di Sala Consilina

hyleUna mostra sul design a Napoli con protagonista una donna di Sala Consilina che ne è  la curatrice. Si tratta di Enza Migliore, designer valdianese. La mostra è “HYLE. dialoghi transdisciplinari sul design”. Il progetto è ideato e curato oltre che da Enza Migliore anche da Francesco Dell’Aglio, Chiara Scarpitti. E proprio Enza Migliore è la curatrice di questo progetto avviato in collaborazione con RiotStudio a Napoli. Saranno esposti progetti di Ivo Caruso, Diego Cibelli, Chiara Corvino, Daniele della Porta, Francesco Pace, Giulia Scalera e Salvatore Scandurra. La mostra sarà aperta da domani fino al 24 novembre al Riot studio in via San Biagio dei Librai 39, 80138 Napoli.

Il progetto prevede che ciascun autore sia chiamato a redigere un dialogo, inteso come insieme di domande impossibili e non-risposte. Questo diventa il mezzo scelto per interrogarsi sul senso profondo del sentire la città, nel suo essere avvolgente e al tempo stesso respingente. Il manifesto dialogico, rigorosamente scritto a mano attraverso le serigrafie, diventa un modo per ripensare il proprio essere nel luogo, distruggendolo o re-immaginandolo. Il progetto mostra inoltre la realizzazione di una serie di opere/contenitori epistemologici, quali vasi, cassetti, scatole, sculture intesi come dispositivi per visualizzare pensieri altrimenti astratti. Le forme cave, nel loro essere vuote, sono riempite di un senso, come di un liquido dialogico, che è il messaggio, l’idea che il designer/artista vuole offrire al pubblico. 

Gli autori invitati vivono tutti a Napoli o tra Napoli e altre città, e hanno in comune un approccio transdisciplinare al progetto, basato su una costante tensione, talvolta conflittuale, tra arte e design. Gli artefatti insieme alle serigrafie-manifesto vogliono essere un corpus unico, una voce presente e distinta all’interno di un contesto internazionale estremamente vivo, ma che talvolta dimentica le identità dei luoghi. In una soluzione di continuità tra passato e futuro, al di là della loro funzione, gli oggetti generati da Hyle, s’impongono come dispositivi coercizzanti per una rinnovata visione umanistica, che abbraccia anche i valori dell’inconscio, del mistero, dell’empatia.


“Hyle non propone certezze, ma le scardina. Non rassicura il visitatore su quello che è il ruolo del Design contemporaneo qui a Napoli, ma anzi lo conduce in un’atmosfera cupa, drammaturgica. La sfida di Hyle è quella di accendere una luce sulla ricerca transdisciplinare e intellettuale che attraversa la creatività napoletana. Una creatività scomposta, rumorosa, fatta di particelle eterogenee, densa di pathos, che chiede attenzione”.

 

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