Il giorno dopo il processo Chernobyl. Le parti civili: “Che delusione, impugneremo la sentenza”

I terreni agricoli nei quali sarebbero stati sversati rifiuti e che rientrano nel processo Chernobyl sono inquinati o no? È la domanda irrisolta del procedimento iniziato oltre dieci anni fa e che ieri ha visto il primo grado di giudizio.  Un processo a carico di 38 persone (una poi deceduta) accusate di delitti ambientali inerenti al traffico illecito di rifiuti speciali, danneggiamento aggravato, gestione illecita di rifiuti inquinanti dispersi nell’ambiente, falsi e truffa aggravata  ai danni dello stato e infine disastro ambientale. Tutti i capi d’accusa, tranne l’ultimo, sono andati in prescrizione. Per quanto riguardo il disastro ambientale, invece, il giudice del Tribunale di Salerno ha accolto la richiesta del pubblico ministero di assolvere gli imputati.

“L’assoluzione ma anche l’iter che ha portato a questo decisione ci lascia delusi e amareggiati – afferma l’avvocato Antonello Rivellese, legale del Comune di Sala Consilina che si è costituito parte civile – in quanto non sappiamo se i terreni vicino le nostre case siano inquinati o meno. La stessa Arpac – rivela – ha chiesto che venissero effettuati i carotaggi per controllare lo stato di inquinamento delle aree interessate. A distanza di oltre dieci anni non capiamo se c’è o meno inquinamento e di che tipo di inquinamento stiamo parlando”. “Aspetteremo i novanta giorni per la consegna delle motivazioni e poi ci prepareremo per impugnare una sentenza che non dà spiegazioni su quanto avvenuto”, conferma ancora una volta l’avvocato Rivellese. Sdegno e rabbia, per ora social, di fronte alla decisione del Tribunale. Non si entra nel merito dell’assoluzione bensì sulla domanda rimasta irrisolta: i terreni interessati dallo sversamento sono o no inquinati?

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