Elezioni amministrative del 10 giugno. La lettera a candidati, cittadini e parroci del vescovo della Diocesi Teggiano-Policastro

Il vescovo della Diocesi di Teggiano Policastro, Antonio de Luca, ha ripreso un lettera da indirizzare ai candidati delle prossime elezioni. Una lettera ai cittadini e alla buona politica. “Insieme ai sacerdoti della nostra amata Chiesa di Teggiano-Policastro, ci indirizziamo a tutti coloro che, spinti da un sincero gesto di buona volontà, s’interrogano con responsabilità sul senso della partecipazione all’edificazione del bene comune e della ricerca della giustizia, convinti che ‘la politica è più che una semplice tecnica per la definizione dei pubblici ordinamenti: la sua origine e il suo scopo si trovano appunto nella giustizia, e questa è di natura etica”. E’ un messaggio di sprono e di augurio quello del vescovo. “Interveniamo come pastori, in vista dell’imminente tornata elettorale amministrativa, per riaffermare l’alto valore della politica locale, spesso misconosciuta dal criterio verticistico delle rappresentanze centrali. Alcune comunità della nostra Chiesa Diocesana, insieme a tante altre della regione Campania, saranno interessate dalle elezioni amministrative. Queste stagioni della vita civile, per molte e svariate ragioni, spesso si trasformano in momenti di alta tensione emotiva, di autentico conflitto e di grave frantumazione del corpo sociale, già in parte fragile per i problemi cronici dei nostri territori, soprattutto legati alla mancanza di lavoro, di infrastrutture e a molte e toccanti storie di nuove povertà. Vogliamo esprimere gratitudine agli amministratori delle nostre comunità, che nonostante le problematiche complesse che attanagliano gli enti locali, conservano alto il profilo del servizio al bene comune. Le esiguità delle risorse, i continui tagli e l’insorgere di problemi nuovi costringono a dolorose rinunce progettuali. La nostra ammirazione a quanti mettono in gioco se stessi e la propria credibilità, garantendo l’onorabilità di un impegno sociale e politico, alimentando la fedeltà ai percorsi comuni e alle alleanze educative. Attraverso l’impegno politico si risponde ad una istanza di umanesimo che vede in essa una forma alta e nobile di carità. Papa Francesco ricorda che ‘la politica, tanto denigrata, è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose della carità, perché cerca il bene comune’.

Padre Antonio esorta i parroci a rendere il clima meno ostico. “Il clima delle competizioni elettorali coinvolge, legittimamente, molte famiglie in modo diretto e indirettamente tutti gli abitanti dei nostri paesi, che essendo piccoli assorbono facilmente gli umori buoni ma anche l’aria opprimente delle sfide tra le parti, dei rapporti compromessi, dei messaggi minacciosi e ostili di chi, pur di farsi strada, non rinuncia a mezzi violenti e velenosi, alle paure e agli insorgenti fantasmi populisti. Siamo giunti subito al cuore della questione. Dal punto di vista di noi pastori delle comunità, pur senza voler creare nessuna interferenza nelle giuste e doverose azioni di confronto elettorale, che devono puntare a comunicare ai cittadini le visioni e i propositi di una parte, non possiamo rinunciare a raccomandare ed anche a favorire un clima di confronto e di dialogo costruttivo e rispettoso della dignità della persona. Spesso quelli che pagano le conseguenze più gravi degli episodi di tensione sociale sono i membri più deboli delle nostre comunità: i ragazzi e i giovani, che stanno maturando sentimenti di vera avversione per la cosa pubblica e non si fidano per nulla di chi se ne occupa; gli anziani, che assistono inermi a lacerazioni familiari e a scontri fratricidi; i più poveri, spesso presi in giro e ingannati, illusi da facili e bieche promesse mentre sono oppressi dal peso dei bisogni. L’aria dei nostri piccoli e meravigliosi paesi diventa a volte proprio irrespirabile per come vengono affrontate e vissute le campagne elettorali. Questa sarà una stagione dominata soprattutto dalle parole. Facciamo in modo che esse, strumenti preziosi di relazione e confronto, di scontri e di condivisione, siano partorite da sentimenti di lealtà e di onorabilità. Nessuno rinunci a dire la sua, soprattutto nel nome della trasparenza e dell’irrinunciabile bisogno di verità che tutti nutriamo in fondo al nostro cuore ma, in egual modo, nessuno dimentichi mai che le parole possono diventare armi pericolose, capaci di provocare ferite profonde destinate a rimanere aperte per lunghi anni, a volte per sempre. Il clima elettorale può diventare, per la nostra gente, addirittura un momento di stimolo e di vivacità. Troppe volte le nostre amate popolazioni precipitano in un clima di sonnolenza e di apatia, di rassegnazione e di qualunquismo. Questi momenti di competizione elettorale possono effettivamente riaccendere motivazioni e passione, ma solo se lo spirito del confronto rimane onesto e orientato decisamente al bene di tutti. Lontano da uno sforzo collettivo e fondato di intercettare le vie del bene comune, questo momento rischia di trasformarsi in un ulteriore colpo al cuore per la nostra cara gente: le parole parlino davvero di cose che servono a guarire i mali sociali, a rigenerare le speranze e a infondere nuova fiducia e valore alla tanto mortificata e svilita fatica politica. Sia gli spettatori che i protagonisti di questo confronto possano, da esso, imparare il senso dell’impegno pubblico, comprenderne le ragioni e la necessità, sperimentarne l’efficacia e mai la vanità e la pericolosità. È nostro vivo desiderio che le comunità parrocchiali, «nel vissuto quotidiano della pastorale ordinaria», diventino «come “soggetto sociale” nel proprio territorio. In particolare, nell’ambito della promozione e costruzione del bene comune ai vari livelli e ambiti nei quali viviamo, la parrocchia (ad es., attraverso ogni gruppo di cristiani giovani e adulti, coppie di famiglie, consiglio pastorale, ecc.) «deve saper indirizzare, ospitare, lanciare ponti di collegamento» .

In conclusione, “rivolgendoci a ciascuno di voi, vogliamo esprimere il nostro peculiare servizio di pastori invitando le comunità cristiane a compiere una evangelizzazione ‘integrale’ delle persone e delle realtà in cui viviamo, educando al sociale e al politico, mediante un’opera di valorizzazione delle occasioni e degli ambiti di formazione possibili . Nulla è più proficuo della partecipazione attiva e responsabile ai momenti decisionali e consultivi della comunità. Ci piace ricordare quanto di recente è stato riaffermato nel dibattito nazionale: «agli enti locali spetta la responsabilità di avviare buone politiche in settori vicini alle necessità delle gente, quali una politica urbanistica che privilegi il recupero all’espansione, la salvaguardia attiva dei centri storici e nella riqualificazione delle periferie; l’esigenza di superare la centralizzazione dei servizi sociali per articolare una flessibilità adeguata alla complessità delle nuove domande sociali ed alle nuove povertà nonché alle accresciute esigenze familiari; il rilancio di nuovi programmi di edilizia pubblica…». L’abbattimento di miopie sociali, di steccati e di ingiustificate barriere, ci aiutino al dibattito sereno, al confronto leale e, soprattutto, all’autentica comprensione che «la persona non può trovare compimento solo in se stessa, a prescindere cioè dal suo essere “con” e “per” gli altri». Le nostre comunità ritrovino la responsabilità di una rinnovata consegna di futuro affidabile per i nostri giovani e di una partecipazione responsabile all’edificazione del bene di tutti”.

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