Ancora problemi al centro di accoglienza di Lontrano. I migranti: “Siamo senza acqua potabile e medicine”. Poi vengono denunciati per violenza privata

Ancora una volta bisogna occuparsi del centro di accoglienza di Lontrano, ad Auletta, nell’ex agriturismo. Dopo il caso di infanticidio, una nuova vicenda di cronaca fa porre l’attenzione sullo stato dell’edificio e le modalità di accoglienza.  Quattro migranti, due senegalesi e due gambiani, di vent’anni circa, nei giorni scorsi hanno protestato per chiedere medicine, sapone, acqua pulita con cui lavarsi e cibo migliore “Non chiediamo certo Wi-fi o Sky ma beni di prima necessità”. Alcuni di loro girano un video di protesta e a questo punto entra in gioco il nuovo mediatore culturale di origine magrebina. C’è una discussione accesa, senza contatti fisici, e il mediatore culturale denuncia i quattro per violenza privata, affermando che non gli era stato permesso di uscire dalla struttura. Scatta quindi la procedura con la Prefettura che espelle i quattro dal centro. Questi, in piena notte, restano soli e senza un luogo dove andare. Scatta la solidarietà di alcuni cittadini di Auletta, con l’interessamento del luogotenente dei caraibnieri Domenico Verrone e di altre persone che vivono il mondo dell’accoglienza nel Vallo di Diano (Caritas e Iskra). Viene trovata una sistemazione provvisoria per i quattro, ospiti di un cittadino di Auletta. Allo stesso tempo viene attivato un avvocato per presentare un contro ricorso e smentire quanto denunciato dal mediatore e anche per evidenziare le carenze della struttura gestita dalla cooperativa Namasté.

“Siamo senza acqua potabile, l’acqua di un pozzo viene usata sia per l’igiene personale che per cucinare – scrivono -. Mancano anche medicinali e beni di prima necessità oltre che coperte e lenzuola”. Sono questi alcuni dei passaggi della lettera dei quattro trasferiti in un altro centro nel pomeriggio di ieri dopo aver dormito in casa di cittadini. “Non abbiamo né sapone, né prodotti per l’igiene. Inoltre non vengono svolte attività di integrazione o altre che dovremmo seguire. Siamo abbandonati a noi stessi. Noi come gli altri 30 migranti (uomini e donne – ndr) ospiti del centro”.

acqua

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