Fertilizzanti chimici e pesticidi: Di Giuseppe chiede al Parco di avviare un progetto di screening nel Vallo di Diano

43878625_109608006611529_5091741458063425536_n“Negli ultimi anni l’uso massiccio di fertilizzanti chimici e pesticidi ha avuto un grosso impatto negativo sull’ambiente contribuendo al deterioramento della terra, alla contaminazione delle falde acquifere, alla perdita della biodiversità ed un impatto negativo sul clima. L’Italia è fra i maggiori consumatori di pesticidi a livello europeo: 5,7 chili per ettaro contro 3,8 chili per ettaro della media dei paesi UE”. Comincia così il documento a firma del Meetup Amici di Beppe Grillo Attivisti Sala Consilina, da anni impegnato su temi di salute e territorio, in merito all’utilizzo di fertilizzanti chimici e pesticidi nel territorio del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. Nel documento indirizzato al Presidente del Parco Tommaso Pellegrino, si legge ancora: “Su 41,5 miliardi di euro destinati all’Italia, dall’Unione europea, all’agricoltura biologica vanno appena 963 milioni di euro, solamente il 2,3%, se a questi fondi si aggiunge il cofinanziamento nazionale per l’agricoltura, pari a circa 21 miliardi di euro, il risultato rimane praticamente invariato: su un totale di fondi europei e italiani di circa 62,5 miliardi di euro, la parte che va al biologico è di 1,8 miliardi di euro, quindi il 2,9% del totale delle risorse. Con questa ripartizione dei fondi  sono gli operatori del biologico a sopportare i costi prodotti dall’inquinamento causato dalla chimica di sintesi, come il costo della certificazione, della burocrazia, della maggiore quantità di lavoro necessaria a produrre in maniera efficace senza ricorrere a concimi di sintesi e diserbanti, in altri termini  si finanziano e sostengono pratiche agricole che alla fine si ritorcono contro l’ambiente e contro la salute umana”. Il Consiglio Direttivo dell’Ente Parco con apposita delibera su proposta del Presidente Pellegrino, si è assunto l’impegno “di vietare l’impiego del glifosato nell’intera area protetta del parco, aree agricole comprese, per tutelare e valorizzare la produzione agroalimentare basata principalmente su prodotti tipici della dieta mediterranea e di estendere tale divieto anche ai comuni il cui territorio non ricade interamente nei confini dell’area protetta”. In Alcuni comuni del Vallo di Diano  che ricadono nell’area contigua al parco, non sarebbe garantito il divieto di questo erbicida. A Tal proposito il Meetup chiede a Pellegrino di “farsi promotore di un progetto di screening per accertare eventuale presenza  di glifosato, con procedimento già uso in altri paesi UE attraverso un esame chimico fisico e microscopico delle urine, da eseguire su un campione di popolazione stabilmente residente nei comuni del Vallo di Diano e a mettere in campo una campagna informativa mirata a sensibilizzare le famiglie all’acquisto e al consumo di prodotti agroalimentari di produzione locale, un’azione vitale per un territorio che sta muovendo i primi passi verso un’agricoltura biologica e sostenibile”.

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