Le ingiustizie del caso Domenico Lo Sasso. Due innocenti in carcere e un aggressore senza nome

Chi ha tentato di uccidere con colpi di bastone Domenico Lo Sasso? A distanza di otto anni non lo si sa ancora. Chi lo ha colpito ripetutamente alla testa, gli ha fatto ingoiare un proiettile al termine di una violenta lite tra Montesano e Padula? Nessuno. La risposta a otto anni di distanza è questa. Nessuno. Perché i due accusati di tentato omicidio, accusati dallo stesso Lo Sasso sono stati assolti dall’appello ter per “non aver commesso il fatto”. Una lunga vicenda giudiziaria che si può ripercorrere velocemente. Nel  2012  Francesco e Tony Lovisi, padre e figlio, vengono arrestati, poi processati per tentato omicidio secondo l’accusa avanzata dal pm Sessa. Nel frattempo il pastore muore a 49 anni per un infarto. Il Tribunale di Lagonegro dopo dieci ore di consiglio condannano i due a otto anni di pena. L’avvocato dei due, Giovanni del Vecchio, presenta ricorso. La Corte d’appello di Potenza pone in essere uno sconto di due mesi. Si va in Cassazione, e gli ermellini annullano la sentenza e rimandano tutto a Salerno. Altra condanna, stavolta di cinque anni, per padre e figlio. Ma il legale non si arrende. Altro ricorso e la Cassazione ribadisce l’annullamento perché – in parole povere – tutto si basa sulle dichiarazioni del pastore che nel frattempo però è defunto. Da quanto fanno sapere dalla difesa, non vengono esaminate le tracce ematica sul bastone – che fu trovato e sequestrato – eppure era stato chiesto anche l’esame del Dna. Senza successo. La Corte d’appello di Napoli sposa la tesi difensiva e assolve i due per non aver commesso il fatto. Ma allora chi ha ucciso il malcapitato pastore?

Padre e figlio per ora tacciano, l’incubo giudiziario (in base all’ultima sentenza) pare essere terminato ma occorre attendere 30 giorni per le motivazioni e 45 per l’eventuale nuovo ricorso da parte dei familiari di Lo Sasso tutelati dagli avvocati Conte e D’Onofrio. Se non arriverà il ricorso, saranno liberi definitivamente. Ma a questo punto sono i familiari di Lo Sasso, la moglie e i figli a dover pretendere giustizia. A dover pretendere di sapere chi è colui che ha massacrato Lo Sasso a colpi di bastone.

C’è da aggiungere che nelle memorie difensive, l’avvocato Del Vecchio, ha anche avanzato delle ipotesi, cercando di indirizzare gli investigatori.

A distanza di oltre otto anni resta tanta amarezza. Un’aggressione senza colpevole, una vittima senza giustizia, due persone, padre e figlio che a ora hanno trascorso circa cinque anni della loro vita in carcere da innocenti e tra l’altro, il padre, anche con conseguenze fisiche. Un mistero, l’ennesimo che colpisce il Vallo di Diano e soprattutto Montesano. Nel 2009 Pasquale Petrosino fu aggredito in casa da almeno tre persone e morì dopo poco. E i suoi assassini non hanno ancora un volto.

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