La corsa a piedi per San Sebastiano: emozione e devozione a Salvitelle

Una tradizione centenaria, quando gli abitanti di Salvitelle battevano nelle gare in montagna i soldati francesi: lo facevano correndo a piedi nudi, si è rinnovata domenica scorsa. La corsa a piedi dalla montagna. Centinaia di anni dopo la corsa rivive grazie ai giovani, ai meno giovani e anche si bambini di Salvitelle. Correre a piedi scalzi dalla cima della montagna fino alla chiesa Madre e poi bagnarsi i piedi nel vino e baciare la statua del sento. La corsa è affascinante, attesa, emozionante. I corridori del Santo arrivano alla fine del sentiero e vedono centinaia di persone ad attenderli, incitarli, applaudirli. Tanti i presenti anche quest’anno.

Forse tra la fine del 1700 e gli inizi del 1800 non era così il finale, ma la gioia della vittoria sì. Quella corsa senza paura da Serra San Giacomo, che nel 1791 fu campo di esercitazione dei fucilieri francesi da montagna, fino alla chiesa provoca gli stessi palpiti nei salvitellesi. I pastori del posto, legati alla Monarchia, per beffarsi dei soldati francesi gareggiavano con loro: ma mentre i francesi, prima d’intraprendere la scalata, si stringevano bene gli scarponi, i pastori di Salvitelle compivano ascesa e discesa del monte a piedi scalzi, tra la intricata e spinosa vegetazione del monte. E vincevano. E quello spirito è ancora ben presente in chi corre oggi e che nei piedi scalzi porta con sé dolore ma anche Storia e devozione.

Per il quarto anno consecutivo ha vinto Francesco Brancato, seguito da Francesco Perretta e da Luciano Manzella.

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