Il randagismo nel Vallo di Diano e le ordinanza “sui generis” dei sindaci per affrontare il problema

Il fenomeno dell’abbandono dei cani ed anche i preoccupanti casi di maltrattamento denunciati nel Vallo di Diano sembrano non arrestarsi. Non si può nascondere che nel territorio, non solo nelle zone periferiche dei paesi ma anche nei centri cittadini sono sempre di più i cani senza padrone, che purtroppo riunendosi in branchi creano disagi. Ma non si può nemmeno pensare che queste povere bestie si trovino lì per caso: sono stati abbandonato o sono mal custoditi dai loro padroni. Nemmeno si può nascondere  il fenomeno che riguarda in particolar modo alcune razze di cani: come quelle utilizzate nella caccia. Quando queste povere bestie diventano “vecchi” o poco “utili” ai padroni vengono abbandonati senza pietà. Non nascondiamocelo. Come non si può più nascondere come tante amministrazioni, sì attanagliate da ingenti costi da affrontare, si occupano del problema con superficialità e tralasciando anche un costruttivo confronto con gli “addetti ai lavori”, dal personale veterinario ai tanti volontari che nel territorio promuovono la sterilizzazione e microchippatura. Tra queste, c’è l’Associazione “Qua la Zampa Effe” presieduta da Amanda Cozza che con una nota  “censura severamente il tentativo di alcune amministrazioni comunali di combattere il randagismo adottando ordinanze sui generis invece che adottare le appropriate misure a contrasto del fenomeno previste di legge. Le domande che porgiamo ai Sindaci , scrive Amanda Cozza, che, giustamente, lamentano l’elevata e preoccupante presenza di randagi sono: ⁃ quali  attività ha svolto la sua amministrazione per contrastare il fenomeno del randagismo ? ⁃ quali ha in programma di svolgere? Si ricorda inoltre, aggiunge la presidente dell’associazione,  che alle segnalazioni della presenza di animali vaganti, è bene che gli uffici preposti rispondano in modo adeguato e tempestivo” . Amanda Cozza , inoltre si sofferma anche sull’importante lavoro che svolgono volontari e cittadini, che autonomamente si occupano dei cani randagi: “Somministrare cibo ai randagi non implica che se ne diventi detentori. Il divieto di alimentazione dei cani vaganti configura maltrattamento. Il TAR ha ritenuto del tutto lecita la somministrazione di cibo in favore di cani randagi o animali da affezione vaganti in genere. Lo stesso tribunale amministrativo ha sentenziato che “i cittadini devono custodire adeguatamente i propri cani e prevenire cucciolate, e i Comuni devono intervenire facendosi carico degli animali vaganti (randagi). La legge n. 281/1992 prevede che il Sindaco sia la massima autorità sanitaria, il padrone di tutti cani randagi sul territorio il quale risponde dell’incolumità pubblica. Sarebbe un vero paradosso, conclude la nota di Amanda Cozza,  se un Sindaco ignorasse una segnalazione e lasciasse un cane randagio in strada”. Inevitabile infine chiedersi : ma il Canile Comprensoriale il cui taglio del nastro è stato annunciato lo scorso aprile, quando realmente aprirà?

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