L’ira dei nonni-agricoltori del Vallo di Diano, messi kappaò dai cinghiali: “Abbandonati da tutti”

Si sono riuniti davanti al cimitero: sono una rappresentanza dei cittadini e degli agricoltori di San Rufo.

Hanno in comune la passione per l’agricoltura e l’abitudine alla coltivazione dei campi, ma anche la rabbia e la tristezza di aver visto tante giornate del loro lavoro distrutte dalle orde “barbariche” dei cinghiali, che sempre più tranquillamente e senza alcuna paura ormai scorrazzano anche nelle zone urbanizzate del Vallo di Diano.

Sono un piccolo ma rappresentativo campione di quella civiltà contadina che, attraverso le tradizioni tramandate di padre in figlio e l’amore per la terra e per i suoi prodotti, costituiscono le vere “radici” del Vallo di Diano. Sono i nostri nonni, ma sono stati dimenticati, abbandonati al loro destino: nessuno li ascolta, e per loro i cinghiali non rappresentano soltanto un grave danno economico e materiale, ma anche e soprattutto un tarlo che, giorno per giorno e notte dopo notte, avvelena il cuore e ossessiona la mente.

In prima fila Francesco Aquino, che aveva già mostrato le immagini del suo campo di granoturco devastato dai cinghiali a San Pietro al Tanagro, e lanciato l’allarme sul problema rappresentato dagli ungulati: ma il suo appello, rivolto ai sindaci del Vallo di Diano e alle Istituzioni, è rimasto ovviamente inascoltato. Invece le ragioni di Francesco e dei nonni-agricoltori sanrufesi sono sacrosante: al loro sfogo abbiamo offerto telecamera e microfono.

Perché questi anziani rappresentano le nostre radici, e le loro vite incarnano un esempio inimitabile di sacrifici e di lavoro: ed è davvero una vergogna non ascoltare le loro ragioni, e non dare loro le giuste attenzioni e le dovute risposte.

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