Omicidio di Polla. Le motivazioni della Cassazione per la condanna a 21 anni dell’assassino di Olena

Ricorso respinto dalla Cassazione e 21 anni di condanna per omicidio confermati. Questo ha deciso la Cassazione in merito al femminicidio di Olena Tonkoshkurova avvenuto a Polla nel giugno del 2013. Sono state rese pubbliche le motivazioni della condanna a Dmytro Zastavnetskyi che ha ucciso la 50enne massaggiatrice sgozzandola con un coltello e poi – per cercare di nascondere le prove – ha dato fuoco all’abitazione all’ingresso del centro storico del paese. Il ricorso si basava soprattutto sulla traduzione del primo interrogatorio, avvenuto il 26 giugno di sei anni fa. Secondo gli Ermellini non è stata provata l’omissione dell’avviso all’imputato della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio del magistrato per questo motivo i verbali sono da considerarsi validi. In quei primi verbali, in pratica il 29enne ammise il fatto. Fu arrestato dai carabinieri – dopo circa 24 ore – incastrato da alcuni testimoni e da almeno due telecamere che lo immortalarono in fuga a bordo di una bicicletta pochi minuti dopo il delitto. La Cassazione ha confermato la condanna a 21 anni di reclusione inflitta dalla Corte di Appello di Potenza al 29enne ucraino. Nel ricorso l’avvocato Michele Galiano aveva messo in evidenza alcuni aspetti emersi nel corso delle fasi successive all’arresto e durante i processi di primo grado e di appello che avrebbero leso il diritto di difesa del suo assistito. Soprattutto sulla traduzione e l’inadeguata conoscenza dei termini giuridici da parte dell’interprete nominata durante l’interrogatorio reso dall’imputato al pubblico ministero e al difensore nei giorni successivi all’omicidio. Nel corso dell’interrogatorio del 26 giugno 2013 al quale è seguita la confessione, al 29enne ucraino era stato detto che aveva la facoltà di non rispondere, frase questa che gli era stata tradotta senza però fargli capire cosa significasse. In base a ciò il difensore ha sollevato la questione della nullità degli atti di indagine e del verbale di interrogatorio fatto dal Pubblico Ministero. La Cassazione, però, ha respinto il ricorso e confermato la sentenza a 21 anni per un femminicidio che scosse l’intero Vallo di Diano per la crudeltà messa in atto.

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