Vigilante aggredito da migrante al Ruggi: “Era disperato e non ha gridato Allah Akbar”

Non porta rancore, Luciano Simeone il vigilante aggredito all’ospedale “Ruggi” di Salerno da un giovane extracomunitario. Le prime notizie parlavano di un uomo in escandescenza al pronto soccorso che aveva seminato il panico al grido “Allah . Ma è proprio il vigilante di 60 anni a raccontare cosa realmente è accaduto e a spiegare che quella era una persona disperata, che probabilmente invocava il suo Dio come “noi gridiamo Dio Mio in una situazione di dolore”. Il racconto di Simeone è riportato dall’edizione odierna del quotidiano “Il Mattino” dove viene ricostruito quanto accaduto.  “Sono stato colpito da una persona disperata. Non da un extracomunitario e tantomeno da un presunto terrorista. Gridava Allah come noi gridiamo Dio Mio in una situazione di dolore». Ora Luciano Simeone è a casa, in malattia, a Sant’Angelo dei Lombardi, paesino della provincia di Avellino dove risiede da anni insieme alla sua famiglia. “È accaduto, spiega il vigilante al giornalista Giulio D’Andrea,  tutto poco prima delle 7, ci apprestavamo al cambio turno. Entra un ragazzo accompagnato dalle forze dell’ordine. Di sicuro non aveva cinture esplosive o armi. Aveva gli occhi sbarrati e viene portato in codice verde, stava male ma non era grave. Dopo qualche minuto sento delle urla, esco dalla mia postazione e vedo gente che scappa. Raggiungo la sala, il ragazzo è nel bagno. Cerco di calmarlo, lui vuole rinchiudersi dentro. Non parla italiano. Arriva il mio collega, in casi del genere si opera sempre in due. Cerchiamo ancora di calmarlo, lui prende lo specchio e il mio collega lo stringe per evitare guai. Nasce una colluttazione. Non so nemmeno come e ci ritroviamo a terra. Il paziente grida «Allah» più volte. Non «Allah akbar». Solo Allah, come molti cattolici gridano Dio o Gesù. È fuori di sé e disperato. Cinque minuti di caos, poi verrà portato via”. Luciano Simeone dopo lo choc iniziale ha deciso di raccontare cosa accaduto  “ soprattutto dopo aver percepito una psicosi che si stava scatenando leggendo le reazioni su internet. Non so se dovrò subire un’operazione, oggi torno in ospedale a Salerno ma come paziente. Penso sia importante che io lanci un appello di pace e fratellanza. La pace è il perdono ma nel senso più pratico è anche garantire il lavoro e la sicurezza di chi lavora in ospedale”.

FONTE Il Mattino

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