Emergenza Coronavirus e la doppia beffa della Cassa Integrazione: quando il lavoro non “paga”

L’emergenza Coronavirus è uguale per tutti, ma poi ci sono “due” Italia diverse, che viaggiano parallelamente. Sono mondi totalmente diversi: quello dell’Italia dei dipendenti pubblici e quello dell’Italia dei dipendenti privati, e sotto la lente d’ingrandimento dell’Emergenza Coronavirus le differenze purtroppo risultano ancora più gravi.

Emergenza Coronavirus e la doppia beffa della Cassa Integrazione: quando il lavoro non “paga”

EMERGENZA CORONAVIRUS E LA DOPPIA BEFFA DELLA CASSA INTEGRAZIONE: QUANDO IL LAVORO NON “PAGA”

Pubblicato da Italia Due su Lunedì 11 maggio 2020

Nelle ultime ore il quotidiano Il Mattino ha ribadito che l’80% dei lavoratori “sospesi” in Cassa Integrazione non ha ancora ricevuto nemmeno un euro. Il dato è nazionale. Invece, fortunatamente, per la maggior parte dei dipendenti pubblici gli stipendi sono arrivati regolarmente, anche in questo periodo di quarantena. Pur se costretti a casa, in pausa o in “Smart working” alla fine del mese per il lavoratore pubblico economicamente poco è cambiato. I problemi invece sono stati enormi, in alcuni casi insuperabili, per i dipendenti privati messi in cassa integrazione. Come conferma Il Mattino, nonostante le promesse, la maggior parte di loro non ha visto un euro né a marzo né ad aprile. Ma anche chi è stato più “fortunato” ha ricevuto brutte sorprese, come ci segnala un dipendente di una officina meccanica del Vallo di Diano, contratto metalmeccanico. La sua busta paga normale, netto in busta, è di 1300 euro. Per il mese di marzo ha ricevuto i primi 10 giorni a carico della Ditta, 250 euro; dal 12 marzo al 31 marzo, messo in Cassa Integrazione, venerdì 8 maggio ha ricevuto 500 euro. Totale 750,00 euro, con un taglio netto di 550 euro. Oltre al danno dell’attesa, anche la beffa dei considerevoli tagli. Secondo le promesse fatte la Cassa Integrazione, oltre ad arrivare velocemente, avrebbe dovuto contenere soltanto il 20 % in meno della busta paga. Invece le prime CIG che stanno arrivando, dopo più di due mesi, confermano che i tagli sono del 40-45 %. Ricordiamo che a chiudere le varie attività è lo Stato, che ha mandato a casa i lavoratori per l’emergenza Coronavirus.  Quindi lo Stato impedisce di lavorare e poi, dopo due mesi di fame, taglia lo stipendio quasi della metà. Vergognoso, anche perché un mondo diverso in Italia esiste: ovviamente si tratta dell’Italia dei dipendenti pubblici. I loro stipendi in questi mesi non sono stati toccati, nemmeno quelli dei super manager. Benissimo per loro, ma i dipendenti di ditte private non hanno gli stessi diritti. Il dipendente pubblico se è costretto a stare a casa percepisce il 100 %dello stipendio, e se lavora da casa in alcuni casi riceve anche un bonus. Un dipendente privato costretto al limbo della Cassa Integrazione, se gli va bene prende dopo due mesi il 40% in meno. Per non parlare del paradosso del Reddito di Cittadinanza: chi un lavoro non ce l’ha ha potuto affrontare l’emergenza Coronavirus meglio di chi un lavoro ce l’aveva. Quindi tutto sommato il Coronavirus ha insegnato che in Italia il lavoro “non paga”. Conveniva non lavorare, stando comodamente a casa senza fare nulla: il reddito di cittadinanza ha dato più garanzie a chi non lavora di quante ne abbia date la Cassa Integrazione ai lavoratori sospesi.

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *