Pandemia e follia negazionista, la storia si ripete: le riflessioni del Sociologo Giulio Pica

PANDEMIA E FOLLIA NEGAZIONISTA: SU QUESTO TEMA DI GRANDE ATTUALITÀ RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO LE RIFLESSIONI DEL SOCIOLOGO GIULIO PICA*
La seconda ondata Covid che sta mettendo in ginocchio tutta l’Europa, si sta rivelando più foriera di angoscia e di sgomento della prima, probabilmente perché allora si era disposti ad accettare il lockdown, ora non più. Indubbiamente la preoccupazione di non poter più riprendere la propria attività è più che legittima, tanto più tra chi svolge un lavoro autonomo e non ha la garanzia di uno stipendio fisso. Il ruolo del presidente del consiglio, dei ministri e dei vari governatori di Regione non è affatto facile, dovendo prendere delle decisioni che salvaguardino la salute e, contemporaneamente, non danneggino ulteriormente il tessuto economico e produttivo del Paese.
Durante l’estate appena trascorsa ci sono stati effettivamente comportamenti superficiali, al limite dell’incoscienza. Assenza o quasi di mascherine sul volto, assembramenti, karaoke, serate folli in discoteca, nessuna precauzione in spiaggia. Se a ciò si aggiunge l’irresponsabile appello di personaggi pubblici a non prendere sul serio le raccomandazioni degli esperti, sostenendo che il virus fosse già “clinicamente morto”, ci si ritrova ad affrontare questa seconda ondata senza la possibilità di una reazione adeguata.
Sta di fatto che il virus c’è, ha ripreso a circolare e a mietere vittime anche se in misura minore che a marzo ed aprile, almeno per ora. Le misure adottate dal governo nell’ultimo Decreto del Presidente del Consiglio cercano di scongiurare un lockdown totale ma impongono comunque restrizioni che sono state ritenute necessarie a contenere la diffusione dei contagi. Contestualmente alle restrizioni sono stati previsti interventi di sostegno economico per la categorie produttive che subiranno più delle altre gli effetti negativi di una sospensione temporanea delle attività.
Nonostante ciò, già dall’inizio della pandemia si assiste alla diffusione di idee strampalate e farneticanti che, nella totale mancanza di rispetto per i morti e per chi è stato ed è tuttora intubato a causa del Covid, negano l’esistenza del virus e credono all’esistenza di fantomatici complotti orditi da massoni, turbo-capitalisti, banchieri e uomini d’affari in odor di satanismo, intenzionati ad imporre un nuovo ordine mondiale dopo aver distrutto le economie dei vari Paesi del mondo. Queste argomentazioni, purtroppo, non sono una novità e ne abbiamo avuto la triste testimonianza nel secolo scorso allorquando la propaganda nazi-fascista sfociò nell’instaurazione dei più feroci regimi totalitari del Novecento, proprio aizzando le masse contro le plutocrazie, contro la “perfida Albione” (la Gran Bretagna) e scatenando la caccia all’ebreo additato come l’artefice del disegno di dominio del mondo da parte dell’èlite economico-finanziaria.
Ad avvalorare questa tesi contribuirono anche i Protocolli dei savi anziani di Sion, che contenevano le linee programmatiche di un piano di dominio mondiale elaborate dagli ebrei, ma che in realtà erano un falso documento fatto girare da ambienti dello Zar in Russia agli inizi del XX secolo per incrementare i progrom contro gli ebrei. Questi fenomeni compaiono o almeno si acuiscono nei periodi di gravi crisi economiche e sociali, come negli anni ’20 del secolo scorso in Germania e un po’ prima in Italia, quando le pesanti condizioni imposte alla Germania all’indomani della fine della Prima Guerra Mondiale e la crisi dello Stato liberale in Italia, spinsero le masse ad affidarsi a leader tirannici che offrivano soluzioni semplicistiche e drastiche al disorientamento del momento.
Le ideologie totalitarie hanno un tratto che le accomuna e che è quasi sempre presente: la convinzione paranoica che il popolo sia vittima di forze onnipotenti che tramano alle sue spalle per imporre un disegno egemonico sul mondo al servizio dei centri della finanza e dell’economia mondiale. Sulla base di un vero e proprio delirio persecutorio si innesta un pensiero autoreferenziale che si autoalimenta, indifferente al dato di realtà e sordo a qualsiasi evidenza che ne metta in discussione il contenuto. Partendo da una premessa che diventa un assioma incontestabile si traggono delle conclusioni in base ad un percorso logico ferreo che non teme, anzi, che rifugge da qualsiasi confronto con la realtà.
Un esempio può essere questo: “Esiste un’èlite economica e finanziaria mondiale che vuole distruggere le economie e l’identità degli stati nazionali, per far ciò è stata diffusa a piene mani la paura del virus a livello planetario ed è stato imposto il lockdown in ciascun paese per ridurre in miseria la classe media composta da lavoratori autonomi, imprenditori, commercianti, ristoratori” .
I 37.000 morti in Italia ed il milione e più nel Mondo, le migliaia di persone intubate in terapia intensiva, il dolore dei parenti, lo stress psico-fisico ed i sacrifici di medici ed infermieri, sono dati che non scalfiscono le convinzioni dei negazionisti. Che una reazione di questo tipo sia molto diffusa tra i ceti meno abbienti e tra le fasce di popolazione meno scolarizzate è anche comprensibile, infatti la negazione è un meccanismo di difesa che offre una rassicurazione nei confronti di una realtà minacciosa che mette in crisi posizioni economiche e certezze psicologiche.
Meno comprensibile è il fatto che questa narrazione sia sostenuta e divulgata da pseudo-filosofi, critici d’arte, politicanti, opinionisti che, comodamente seduti nei salotti televisivi o a casa loro dietro lo schermo di un computer, parlano spudoratamente di mondialismo, turbo-capiltalismo, dittatura sanitaria, istigando alla violazione di norme adottate al solo scopo di tutelare la salute collettiva. La sospensione della mobilità, degli assembramenti, delle attività economiche a rischio di diffusione del contagio, è una misura non indolore ma necessaria per cercare di uscire dall’emergenza sanitaria e la collaborazione richiesta a tutte le classi sociali risponde proprio al dovere di adempiere agli obblighi di solidarietà sociale, politica ed economica richiamato dall’articolo 2 della Costituzione.
GIULIO PICA
*Giulio Pica è nato a Sala Consilina nel 1964. Vive a Sala Consilina e lavora come sociologo al Sert di Potenza dal 1993. Non appartiene ad alcun partito politico ma segue con costanza l’evoluzione della politica e dei fenomeni sociali in genere. Di recente ha pubblicato il volume “Sala, Napoli, Berlino”
……le considerazioni riportate in questo articolo e l’ esposizione di una situazione drammatica e sconvolgente come la pandemia sono chiare . Purtroppo non so quanta gente sia attrezzata per capirle e ponderarle. Negli anni mi sono fatto una convinzione che si è radicata nel mio modo di pensare: “l’homo sapiens, che poi tanto sapiens non si è dimostrato nei millenni, sta portando la sua specie alla catastrofe con l’inquinamento, lo sviluppo selvaggio ed incondizionato e la depauperazione di ogni risorsa necessaria alla sopravvivenza del pianeta. Alle poche persone benpensanti che ancora sopravvivono non resta che sperare che si riesca a liberarsi dei mostri che oggi occupano la scena politica nazionale e mondiale e che il sonno della ragione di interrompa. La democrazia che è forse l’unico strumento per governare decentemente gli uomini sta dimostrando molti limiti e l’abuso che spesso si fa di essa ha portato sul palcoscenico mondiale utili idioti alla trump, johnson,bolsonaro, ecc.ecc. Esseri osceni e delinquenziali che contribuiscono a generare caos e confusione e portano gli uomini a reazioni incontrollate e violente. Il loro scopo è chiaro ed è quello di governare il caos per poter continuare indisturbati a portare avanti i loro loschi e disonesti progetti. Credo che ai diseredati, ai proletari, al popolo che alla fine reggono il mondo con il loro onesto lavoro e sacrificio non resti altro da fare che prendere coscienza della tragicità del momento e , con ogni mezzo, fare puli zia di tutta la feccia politica e dirigenziale che appesta il mondo.
Antonio Fusco, la ringrazio per aver commentato il mio articolo. La cosa che mi rammarica è l’assenza di qualsiasi reazione a ciò che ho scritto. Avrei preferito anche critiche, fondate ovviamente, ma non il silenzio. Ciò dimostra che nel Vallo di Diano, ma non solo, i social hanno abbattuto ancora di più lo spirito critico e la volontà di confronto. Non c’è dibattito, ma soltanto un susseguirsi di urla sguaiate, di offese, di aggressioni verbali e i campioni in questo, bisogna dirlo, sono soprattutto i fascio-leghisti negazionisti