Rifiuti bloccati in Tunisia, il Ministero africano “stronca” la Regione: “Non ha rispettato la Convenzione di Basilea”

Sempre più un intrigo internazionale quello dei rifiuti stoccati a Polla, partiti dal porto di Salerno e bloccati da mesi in Tunisia perché ritenuti illegali (dodici arresti in Africa, nessuna inchiesta in Italia). Se il lavoro della Magistratura dall’altro lato del Mediterraneo continua, in Italia la faccenda resta ancora meramente politica. Da quanto emerso c’è stato lungo scambio di mail, con accuse, difese e rimballo di responsabilità tra il Ministero della Tunisia, il governo Italiano, la Regione Campania e la Sra, la ditta di Polla che ha prodotto e trasferito i rifiuti. In questo momento – occorre ricordare – il quarto lotto di rifiuti (70 container) risulta essere bloccato alla dogana e il Ministero dell’Ambiente tunisino pretende che la Regione Campania faccia rientrare il carico. Tra i documenti emersi finora occorre sottolineare quello del 15 dicembre scritto dal Ministero dell’ambiente e diretto alla Uod, ufficio tecnico dell’ente regionale e ai vertici della Regione Campania e al pari ministero italiano. Sono pesanti le accuse rivolte dal governo africano all’Italia che non avrebbe – stando a quanto scritto sulle numerose mail – seguito l’iter esatto per autorizzare il trasferimento di rifiuti. Un trasferimento nato da un accordo tra privati: la Sra e la Soreplas (azienda tunisina). La Regione ha sostenuto di aver chiesto l’iter al consolato tunisino a Napoli ed è stata indicata l’Anged – agenzia nazionale tunisina per la gestione dei rifiuti – per la richiesta delle autorizzazioni: “L’Anged – scrive il ministero dell’Ambiente africano – non è mai stata incarica di fornire autorizzazioni per l’import-export dei rifiuti e non è mai stata designata come autorità competente dalla Convenzione di Basilea”. Il Ministero maghrebino rincara la dose: “I gestori della Direzione regionale ignorano le procedure della Convenzione di Basilea. Bastava – si legge ancora sul documento – consultare il sito web della Convenzione per scoprire a chi rivolgersi”. Anche il codice identificativo dei rifiuti (Y46) avrebbe dovuto far desistere per concedere le autorizzazioni. “La convenzione di Bamako (quella per il mercato di rifiuti in Africa – ndr) vieta il trasferimento di questo tipo di rifiuti”. Il Ministero tunisino ha poi sollevato dubbi anche sulla Soreplast, la ditta africana con la quale è stato stretto l’accordo. “Non ha mezzi e uomini per poter effettuare questi smaltimenti”.

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