Rifiuti trasportati da Polla in Tunisia: indaga l’Antimafia di Potenza

La Direzione distrettuale antimafia di Potenza indaga sui rifiuti partiti da Polla e attraverso il porto di Salerno sbarcati al porto di Sousse in Tunisia. Nel paese maghrebino sono state arrestate, sul finire del 2020, 12 persone (altre 12 indagate), tra loro anche un ex ministro, dirigenti della dogana e nel mirino è finito anche il proprietario della Soreplast, l’azienda tunisina che avrebbe dovuto accogliere i rifiuti, dopo un accordo con la Sra, società di Polla. Il proprietario della Soreplast è irrintracciabile. La Dda della Procura di Potenza, quest’ultima guidata da Francesco Curcio, è chiamata a indagare in quanto Polla ricade nell’area del Tribunale di Lagonegro, tuttavia da quanto trapela, i contatti con la Dda di Salerno sarebbero costanti. Massimo riserbo sulle ipotesi di reato sulle quali si sta indagando e se, eventualmente, ci siano delle persone iscritte sul registro degli indagati. I rifiuti sequestrati in 212 container al porto di Sousse sono stati bloccati dalla Magistratura tunisina in quanto ritenuti non autorizzati per il trasferimento transnazionale in attesa di rimpatrio come disposto dallo stato maghrebino e accettato dalla Regione Campania. Da quando è scattato il blitz in Africa, è partito, da quest’altra parte del Mediterraneo un rimpallo di responsabilità, con la Sra che si sente parte lesa in quanto tutto il dossier autorizzativo è stato messo in atto proprio dagli uffici della Regione Campania. Il Ministro dell’Ambiente tunisino ha accusato di negligenza la Regione (che ha chiesto lumi sulle autorizzazioni al Consolato invece che al ministero, il focus point) e l’ente campano ha ribaltato le accuse alla Sra chiedendo di riprendere i rifiuti. Nel frattempo la fidejussione da circa 6 milioni di euro per, eventualmente, riprendere i rifiuti è stata congelata dal tribunale ordinario di Roma e quindi, senza chiarezza su chi avrebbe dovuto pagare il viaggio di ritorno dei rifiuti (non pericolosi secondo quanto certificato dalla Sra). Così i container restano in bella vista al porto di Sousse dove da giorni manifestano gli ambientalisti tunisini chiedendo che l’Italia si riprenda i rifiuti al grido “non siamo la discarica dell’Italia”.

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