Morì dopo un Tso nell’ospedale di Sant’Arsenio: non luogo a procedere i 7 medici indagati

Per la morte di Massimiliano Malzone è stato disposto il non luogo a procedere da parte del Gip del Tribunale di Lagonegro, Mariano Sorrentino. Dopo la richiesta da parte di un altro Gip della formulazione dell’imputazione, in seguito a una richiesta di supplemento di perizia, è arrivata nei giorni scorsi la decisione verso i sette medici indagati per la morte del 39enne di Montecorice. Malzone morì l’8 giugno del 2015 mentre era ricoverato in regime di Tso nel reparto di Psichiatria dell’ospedale di Sant’Arsenio.

I medici, tre dei quali già condannati per il caso Mastrogiovanni, erano accusati di essere stati “negligenti ed imprudenti nonché omissivi del monitoraggio del profilo cardiologico del paziente durante il trattamento farmacologico neurolettico”. Secondo la famiglia di Malzone, difesa dall’avvocato Michele Capano, i medicinali somministrati al 39enne di Montecorice imponevano una maggiore attenzione nei confronti del paziente, deceduto a seguito di un arresto cardiaco. Malzone, infatti, morì dopo 12 giorni di ricovero ospedaliero a causa di un arresto cardiaco provocato, secondo la tesi accusatoria non accettata dal Gip, dal cocktail di medicinali che gli erano stati somministrati.

Il legale inoltre ha sollevato il dubbio sul fatto che a Malzone l’elettroencefalogramma si stato eseguito una sola volta, all’ingresso, e deceduto senza altri controlli durante il suo ricovero. Il Gip Mariano Sorrentino aveva ordinato un supplemento di consulenza medica su questo e altri aspetti, allo stesso perito (contro il quale era stato presentato ricorso) e il medico legale in questione ha quindi confermato la sua tesi iniziale. La Procura aveva chiesto il rinvio a giudizio per i 7  medici.

“Si tratta di una sentenza annunciata – ha tuonato l’avvocato Capano – basata su una richiesta del Gip sbagliata nel merito perché chiedeva all’udienza preliminare qualcosa che non spetta all’udienza preliminare ma andava approfondita nel dibattimento e nel metodo perché il perito da convocare sarebbe dovuto essere un altro e non lo stesso medico che già aveva presentato la perizia superata dalle decisioni del procedimento. La famiglia Malzone però non si ferma. Il 31 maggio prossima udienza del processo civile”.

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