Tribunale di Lagonegro, perfino il Presidente Pentangelo “boccia” l’accorpamento di Sala Consilina

“Cronaca di una crisi annunciata”: è quella del Tribunale di Lagonegro, che in termini di produttività è agli ultimi posti d’Italia. Perfino il Presidente Luigi Pentangelo indica tra le cause l’incapacità di assorbire i carichi dell’ex Tribunale di Sala Consilina, evidenziando l’assurdità di un accorpamento che soltanto la politica più irresponsabile poteva concepire e portare a compimento.

TESTO DI GEPPINO D’AMICO

Ci siamo più volte occupati delle difficoltà in cui versa il Tribunale di Lagonegro da quando, il 13 settembre 2013, ha accorpato il tribunale di Sala Consilina che, di fatto, è stato soppresso. Si trattò di una “fusione fredda” che non poteva dare, e non ha dato, risultati positivi per nessuno dei due territori, ingolfando Lagonegro e privando il Vallo di Diano di un presidio fondamentale. I problemi sono notevoli ed emergono in tutta la loro gravità anche dalla lunghissima relazione (380 pagine) dal titolo “Tabella di Organizzazione degli Uffici Giudiziari per il triennio 2020-2022”, inviata alle Autorità preposte dall’attuale Presidente, dott. Luigi Pentangelo, nominato Presidente a seguito del collocamento in quiescenza del dott. Matteo Zarrella (avvenuta il 27 ottobre 2017).

Particolarmente interessante è la parte iniziale della relazione dedicata proprio al Tribunale di Sala Consilina in cui si legge: “Diversamente da come avviene d’ordinario (quando l’accorpamento è tra uffici dei quali quello accorpante è di dimensioni molto più grandi dell’ufficio accorpato), nel caso in questione si è trattato di accorpamento atipico tra tribunali di pari dimensioni, di modo che l’ufficio accorpante di Lagonegro ha risentito molto della “forza d’urto” impattata sulle sue strutture materiali e personali a causa dell’operazione di “unificazione” delle attività ma non anche delle risorse”. La crisi in cui si dibatte il tribunale era prevedibile; le cifre, impietose, in tema di produttività collocano Lagonegro agli ultimi posti in Italia; l’implosione era inevitabile e forse il peggio deve ancora venire per entrambi i territori interessati. Scrive ancora il dottor Pentangelo, che “al settembre 2013, e per tutto il 2014, (Lagonegro) non poteva ragionevolmente ritenersi in grado di sostenere l’impatto derivante dall’aumento del flusso delle sopravvenienze conseguente alla trasmigrazione dei procedimenti”.  Per dovere di cronaca ricordiamo che il Tribunale di Sala Consilina aveva un maggior numero di magistrati; un maggior numero di procedimenti; un maggior numero di avvocati iscritti all’Ordine; un territorio più vasto e più densamente popolato e uffici certamente più capienti e più adatti (si pensi allo status in cui si trova a Lagonegro il prezioso archivio di Sala Consilina, confinato in uno scantinato).

Solo quelli che hanno sponsorizzato e deciso l’operazione a tavolino senza tener conto dei numeri dei due tribunali potevano pensare di avere agito nell’interesse dell’amministrazione della Giustizia:

Ora per allora i complimenti vanno rivolti alla premiata ditta Severino&Birritteri; ai ministri (fortunatamente ex) Andrea Orlando e Alfonso Bonafede (detto DJ Fofò), ai parlamentari che per salvare Lagonegro destinato brigarono per sopprimere Sala Consilina ed a quelli che non mossero un dito per evitare lo scempio. Senza dimenticare l’ex sottosegretario campano, Gennaro Migliore (Migliore è il cognome), che ebbe un ruolo importante anche in occasione della chiusura della Casa Circondariale di Sala Consilina; oggi Lagonegro è forse l’unico Tribunale a non avere una casa circondariale nel territorio di competenza per cui l’unico dato in aumento riguarda il turismo giudiziario di magistrati, cancellieri, avvocati, reclusi e loro familiari costretti a barcamenarsi tra le strutture penitenziarie di Castrovillari, Potenza, Salerno e Avellino.

Non sappiamo se la relazione sulle criticità di Lagonegro possa aiutare il disegno di legge presentato alla Camera dalle pentastellate Elisa Scutellà ed Anna Bilotti che propongono una delega al Governo perché provveda la revisione della distribuzione degli Uffici Giudiziari. Favorevoli alla riapertura di Sala Consilina anche gli on.li Federico Conte e Piero De Luca. Non essendo un giurista ma essendo abituato ad analizzare certe iniziative la domanda sorge spontanea: il disegno di legge Scutellà prevede che il parlamento deleghi il Governo a riesaminare la vicenda dei piccoli tribunali soppressi e valutarne la possibilità di riapertura: siamo sicuri che è la strada giusta? Non fu proprio il direttore del ministero della Giustizia a chiudere nel 2013 Sala Consilina? Non è che anche stavolta sia il Birritteri di turno a decidere dei destini del nostro Tribunale? Ci si può fidare? Non è meglio che a decidere siano le Assemblee Elettive? Ai parlamentari l’ardua sentenza.

Lo ribadiamo fino alla noia: il Vallo di Diano ha il diritto di riavere il tribunale, presidio di giustizia e legalità, anche alla luce di quanto emerso dalla relazione semestrale della Direzione Nazionale Antimafia che ha confermato la presenza di infiltrazioni camorristiche e mafiose nel nostro territorio ma, soprattutto, ha registrato un notevole aumento del fenomeno usura.

GEPPINO D’AMICO

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