Il procuratore antimafia Roberti aveva ragione sui danni “criminali” della chiusura del tribunale di Sala Consilina

Sono passati circa cinque anni da quando Franco Roberti, allora procuratore nazionale Antimafia, lanciò l’allarme: “Chiudere il tribunale di Sala Consilina (la Procura – ndr) vuol dire svuotare il territorio di un presidio di giustizia e dare spazio alle criminalità organizzate”. E in questi cinque anni almeno due grandi inchieste hanno riguardato le criminalità organizzate nel Vallo di Diano. Un “territorio cerniera” e quindi ancora più pericoloso perché unisce gli interessi tra Camorra, ‘Ndrangheta e pugliesi. Interessi e anche dissidi. Nell’operazione di pochi giorni fa sugli idrocarburi che ha visto l’arresto di Raffaele Diana vicino al clan dei Casalesi, a un certo punto si nota il dissidio tra i camorristi, il clan Cicala e alcuni valdianesi. Tra le intercettazioni oltre alla possibilità di assoldare un killer si parla anche di coinvolgere i “siciliani” per capire chi ha ragione e chi torto.
Il Vallo di Diano ha bisogno del Tribunale, della Procura, per poter agire con ancor più celerità nelle inchieste. I carabinieri della Compagnia di Sala Consilina lo fanno con incisività, la Procura di Potenza è attivissima, ma avere un presidio di giustizia a chilometro zero sarebbe un’arma in più per contrastare quanto avviene sul territorio. Lo disse Roberti, lo dicono i fatti. Prima l’inchiesta con il clan Muto, ‘ndrina con diverse ramificazioni nel Vallo di Diano, ora questa sugli idrocarburi che ha visto 45 misure cautelari (Diana padre e due figli, Michele Cicala e Pietro Busicchio per il clan dei pugliesi e numerosi valdianesi, per lo più pollesi). In mezzo i tanti reati contro l’ambiente. Insomma Roberti aveva ragione. Il rinnovo della geografia giudiziaria del 2012 ha lasciato il Vallo di Diano orfano e chi lo ha fatto ha precise responsabilità.
Le Indagini sulla criminalità mafiosa le conducono le Direzioni Distrettuali Antimafia che sono dirette dal Procuratore della Repubblica in cui ha sede la Corte d’Appello, nel caso del Vallo di Diano il Procuratore della Repubblica di POTENZA, Francesco Curcio ,illustre cittadino pollese. Nel caso ci fosse stato il Tribunale a Sala Consilina, le indagine sarebbero state svolte dalla Direzione Distrettuale Antimafia di SALERNO. Quindi il problema NON è GIUDIZIARIO ma sta nell’ASSENZA di un ulteriore PRESIDIO delle Forze dell’Ordine, vale a dire deve essere ISTITUITO un COMMISSARIATO della POLIZIA di STATO a Sala Consilina, visto che è stato istituito ad AGROPOLI, in cui la penetrazione camorristica, purtroppo presente, è inferiore a quella esistente nel Vallo di Diano, come dimostrato dalle indagini anticamorra ed antimafia svolte negli ultimi 30 anni.
…..certo ma anche negli anni settanta , ottanta nel vallo fi arrestato un losco figuro di s.arsenio che trafficava tra la toscana ed il vallo con i rifiuti tossici. Ma dopo un processino farsa , senza gravi conseguenze per i malviventi non se ne è saputo più nulla. Oggi sarà diverso aldilà degli strombazzamenti.