Cambiamenti climatici, avviato a 1880 metri sul Cervati uno studio pioneristico sulla migrazione degli uccelli

Ha preso il via il 24 agosto e durerà fino al 5 settembre il progetto proposto dall’associazione Ardea al Comune di Sanza, primo nel suo genere sull’Appennino meridionale, per un focus sui piccoli passeriformi d’alta quota finalizzato alla comprensione dei rischi legati all’innalzamento delle temperature. Sarà uno studio pionieristico, in grado di raccogliere per la prima volta dati scientifici sulla migrazione degli uccelli, con un presidio sull’Appennino meridionale, vetta della Campania, il Monte Cervati a Sanza. “MigrAndata – Cervati” il nome del progetto di monitoraggio dell’avifauna migratrice e stanziale presente sul Monte Cervati, attraverso la tecnica dell’inanellamento a scopo scientifico, ideato e curato dall’Associazione Ardea APS, approvato dall’ISPRA e autorizzato dalla Regione Campania per il triennio 2021-2023.

La migrazione degli uccelli è fra i fenomeni biologici che da sempre ha affascinato l’uomo, eppure la scienza non ha ancora svelato tutti i suoi segreti. Se oggi la migrazione primaverile (che vede i migratori tornare in Europa dall’Africa per nidificare e perciò detta “di ritorno”) è ben studiata e conosciuta, si conosce meno, invece, la “migrazione di andata” (da cui prende il nome il progetto): quella che avviene a partire da fine agosto e in autunno, e che vede gli uccelli migratori andare in Africa. Il progetto vuole dunque contribuire a colmare questo gap di conoscenze. La stazione di inanellamento sarà situata sul Monte Cervati a 1880 metri di altitudine, nel cuore del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, che patrocina la ricerca. “MigrAndata – Cervati” si andrà dunque ad aggiungere alle pochissime stazioni d’alta quota presenti in Italia: a quelle alpine, che operano dal 1997 sui valichi montani e che fanno parte del “Progetto Alpi”; e all’unica stazione dell’Appennino, che dal 2003 opera sull’altopiano di Campo Imperatore – Gran Sasso. A rendere ancora più interessante il progetto le condizioni nelle quali opereranno i ricercatori: il campo base sarà collocato nei pressi del santuario della Madonna della Neve, dove non è possibile agganciarsi alla rete elettrica, l’acqua non potabile sarà razionata e quella potabile verrà portata in quota ogni giorno. Se la temperatura durante il giorno sarà estiva, una volta che il sole sarà calato sembrerà di essere in inverno. Nonostante le difficoltà logistiche, il campo sarà completamente plastic free, anche grazie ad un accorto lavoro di Arnaldo Iudici, corresponsabile del campo, insieme all’inanellatore Rosario Balestrieri, presidente di Ardea APS. Il monitoraggio attraverso l’inanellamento a scopo scientifico riguarda soprattutto gli uccelli transahariani (cioè che trascorrono l’inverno a sud del Sahara) di alta quota durante la fase di migrazione di andata, verso sud. Lo scopo è di raccogliere informazioni utili sulla comunità ornitica presente e di passaggio migratorio sul Cervati per almeno 3 anni consecutivi, nella finestra temporale tra fine agosto e inizio settembre. E raccogliere dati relativi a specie di ambienti estremi che per numerosi aspetti sono ancora poco conosciute. Un’indagine di estrema importanza in quanto gli ambienti aperti di alta quota dell’Appennino sono quelli che maggiormente vengono colpiti dell’emergenza climatica e gli uccelli migratori che le utilizzano rischiano di sparire in tempi brevi. “Le temperature sempre più alte stanno spostando sempre più in alto il limite arboreo, gli alberi avanzano verso la vetta e di fatto ‘strozzano’ tutti quegli habitat di cima, ricchi di specie endemiche soprattutto fra le piante e gli insetti. – spiegano i responsabili del progetto – La riduzione progressiva delle vette e degli ambienti di cima, che anno dopo anno diventano più piccoli e inospitali per gli uccelli migratori, lo sfasamento dei cicli biologici di piante e invertebrati alla base della dieta degli uccelli, possono ulteriormente danneggiare i migratori che usano le vette come oasi in cui rifocillarsi”.

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