Covid, i “cattivi maestri” tra sport e spettacolo sotto i riflettori di Geppino D’Amico

Alcuni campioni dello sport e alcuni personaggi famosi dello spettacolo purtroppo attraverso parole e azioni si ritagliano il ruolo di “cattivi maestri”, dispensando pessimi esempi alla loro vastissima platea. Questa realtà non risparmia nemmeno la “vicenda” Covid 19, come ricorda il giornalista e storico Geppino D’Amico.

TESTO DI GEPPINO D’AMICO

Durante una gara agonistica anche un campionissimo come Nole Djokovic, detto anche “No vax” Djokovic, può scivolare; magari anche cadere e farsi male, ma può rialzarsi e continuare a giocare tra gli applausi del pubblico. Ben più difficile, invece, è rialzarsi dopo una caduta di stile, di etica, autolesionistica e frutto di un delirio di onnipotenza. A indispettire milioni di persone in tutto il mondo, in un momento in cui il Covid continua duramente a colpire ed a mietere vittime, sono state le reazioni del Clan Djiokovic (padre, madre, fratello e politici amici): nonostante il campione, notoriamente contrario al vaccino anti Covid, avesse ammesso di aver violato l’isolamento da positivo, prima lo hanno paragonato a Spartaco, quindi addirittura a Gesù, per poi parlare di tortura e sostenere, dopo l’espulsione dall’Australia, che “lo hanno colpito con 50 pallottole nel petto”.

Un altro campione che si è fatto male da solo è Marco Melandri. Contrario ai vaccini, l’ex pilota di MotoGp ha dichiarato: “Ho preso il virus perché ho cercato di prenderlo e, al contrario di molti vaccinati, per contagiarmi ho fatto una fatica tremenda. Mi sono dovuto contagiare per necessità, dovendo lavorare e non considerando il vaccino un’alternativa valida“. La bufera mediatica in cui si è infilato non si è placata nemmeno dopo una pubblica retromarcia necessaria per non perdere laute sponsorizzazioni.

Altra vicenda simile a quella del Melandri, ma con finale tragico, riguarda la cantante folk ceca Hana Horká che si era contagiata volontariamente per non doversi sottoporre al vaccino. Purtroppo, il virus ne ha provocato la morte dopo pochi giorni.

I grandi campioni, i grandi nomi dello spettacolo devono dimostrarsi tali anche fuori dal rettangolo di gioco e dall’ambito in cui danno vita alle loro performances perché hanno una grande responsabilità derivante dal ruolo che viene loro concesso da milioni di tifosi, soprattutto giovani, che ne apprezzano le gesta e pagano profumatamente per assistere alle loro esibizioni. Sono un esempio per cui dovrebbero evitare di trasformarsi in “cattivi maestri”.

Il momento è difficile per tutti e provoca atteggiamenti diversificati di fronte alla pandemia come dimostrano le reazioni di “No vax” quando vengono colpiti da virus: ci sono quelli che si rendono conto dell’errore commesso rifiutando la vaccinazione e invitano a non seguire il loro esempio; non mancano, però, gli irriducibili che anche da un lettino d’ospedale continuano a parlare di libertà negata paragonando il governo Draghi al regime fascista e ipotizzano la rifondazione del Comitato di Liberazione Nazionale. Per uscire da questa situazione è necessario mantenere la calma magari pensando a quanti hanno perso la vita a causa della pandemia. Questo vale anche per il nostro territorio che non è immune dal virus e dalle diatribe dialettiche. Alla luce dai dati epidemiologici è importante dare un’accelerazione forte alle vaccinazioni anche nel Vallo di Diano.

Abbiamo il dovere di essere realisti, seguire le indicazioni della scienza e abbassare i toni perché la violenza verbale fa da apripista a quella fisica: non dimentichiamo le aggressioni ai giornalisti durante i cortei di protesta e l’assalto di ottobre alle sede nazionale della CGIL a Roma.

A proposito di giornalisti: il 24 gennaio, la Chiesa celebra san Francesco di Sales del quale ricorre quest’anno il 600esimo anniversario della scomparsa. Per le opere importanti che ha lasciato e che gli hanno meritato il titolo di “Dottore della Chiesa”, è il Protettore degli autori, dei giornalisti, degli scrittori e della stampa cattolica. In particolare, la caratteristica di san Francesco di Sales che dovrebbe fare da guida è la dolcezza. C’è una frase in cui si può riassumere il suo pensiero nel rapporto con gli altri: “Se sbaglio, voglio sbagliare piuttosto per troppa bontà che per troppo rigore”. Se questo concetto andava bene sei secoli fa, per i giornalisti di oggi dovrebbe essere un vero e proprio mantra.

Una risposta

  1. fusco antonio ha detto:

    …..bravo geppino ! Posso solo aggiungere che anche tra la stampa locale e nazionale asservita in gran parte alla politica corrotta ci sono esempi di cialtroni , uno per tutti quello esaltato cocainomane di sgarbi o i tanti giornalai che infestano l’etere da paragone, a feltri, o le scosciate conduttrici di salotti televisivi che ospitano il peggio del paese.

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