Il “furto” della Certosa nel Vallo di Diano che non esiste

Il vero problema del Vallo di Diano È CHE NON ESISTE, prima di tutto per i suoi cittadini e poi per il resto del mondo. Lo spunto per questa affermazione lo offre un recentissimo articolo del Touring Club Italiano, che tra i 10 luoghi “da non perdere nel Cilento” include anche la Certosa di Padula. Ma si tratta soltanto dell’ultimo esempio in ordine di tempo, perché per abitudine, per comodità o per pigrizia spesso e volentieri i monumenti e le bellezze paesaggistiche e naturalistiche valdianesi vengono promosse o descritte come incluse nel Cilento. Con il risultato che il Vallo di Diano in Italia non lo conosce nessuno. Figuriamoci all’estero.

Ma se questa è la punta dell’Iceberg, le radici di questa avvilente realtà vanno ricercate in profondità nella atavica incapacità territoriale di fare squadra. Il Vallo di Diano non esiste perché esistono 15 Comuni i cui cittadini (non tutti, ma molti) spesso e volentieri negli ultimi decenni hanno preferito cocciutamente preservare la propria individualità, e coltivare il proprio piccolo orticello. Una abitudine sublimata da amministratori e istituzioni, che ovviamente hanno tradotto nel tempo questo sentimento in una attività politica spezzettata e disorganica, senza una visione o un obiettivo comune. Ed ecco perché ci ritroviamo con un Vallo di Diano che da decenni diciamo di voler promuovere ma che risulta nei fatti quasi impossibile da promuovere.

Perché -come più di qualcuno ha fatto notare sui social in seguito al “ratto” della Certosa annessa al Cilento- LA VERITÀ È CHE IL “BRAND” VALLO DI DIANO EFFETTIVAMENTE NON ESISTE: in senso materiale ma ancora di più in senso immateriale. Prima di tutto non esiste per i propri cittadini, poi non esiste per i propri amministratori, e di conseguenza non esiste per il mondo. Sicuramente continuerà a non esistere se nel territorio valdianese continuerà a prevalere il motto “prima io e poi gli altri”, dal quale abbiamo ereditato soltanto una capacità di crescita tendente allo zero. Diventa sempre più difficile sradicare questa tendenza, e se non si comincia a davvero “a costruire il Vallo di Diano” sarà impossibile promuoverlo, farlo conoscere e creare sviluppo.

I cittadini del Vallo di Diano sono i primi a denunciare che il “brand” Vallo di Diano non esiste, ma continuano a fregarsene. Inutile poi lamentarsi con gli amministratori se negli ultimi decenni, nonostante i proclami, sono stati sprecati tempo, soldi e risorse. I soldi sono passati, ma ne hanno beneficiato in pochi, e non hanno portato a nulla.

Molto del presente e del futuro del Vallo di Diano passa attraverso la Comunità Montana Vallo di Diano. Sono loro a dover dare l’esempio: se non si capiscono gli errori commessi fino ad oggi, se non si cambia marcia, qualsiasi investimento legato al PNNR o alle Aree Interne sarà semplicemente la solita occasione sprecata. E il Vallo di Diano continuerà ad essere l’ultima ruota del carro, e il prossimo articolo del Touring Club continuerà a promuovere la Certosa di Padula in Cilento.

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Una risposta

  1. fusco antonio ha detto:

    ……fosse soltanto un fatto di lessico, ma purtroppo c’è ben altro . Principalmente l’incapacità, la mancanza di iniziativa e la voglia di fare qualcosa per queste terre abbandonate da ogni dio e dagli uomini che dovrebbero rappresentarle li dove si decide delle sorti di intere popolazioni. Questi ci siamo eletti ed abbiamo voluto e scorrendo l’elenco della politica locale da decenni ormai si incontrano rarissimi esempi di gente capace, intelligente, onesta e innamorata delle proprie terre.

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