Restaurati gli affreschi a San Michele alle Grottelle a Padula. Le immagini nella suggestiva grotta

Una strada nel bosco che sale verso un luogo immerso nella natura e dove il tempo sembra essersi fermato, un guard rail in legno a protezione e il fianco della montagna, un piccolo ruscello che porta acqua anche in pieno inverno e poi un cancello che apre le porte ad un luogo di culto dove è possibile raccogliersi in preghiera.
Stiamo parlando dell’Eremo di San Michele alle Grottelle a Padula, dove sono terminati i lavori di restauro degli affreschi presenti nella suggestiva cavità naturale, durati circa tre mesi. Un lavoro di sinergia tra Carthusia Foelix ed Iris rispettivamente degli artisti restauratori Giuseppe Libretti e Luigi Parascandalo, che con passione e professionalità hanno lavorato incessantemente per ridare vita alle raffigurazioni sacre. Grazie all’interessamento della Regione Campania, della Diocesi di Teggiano-Policastro e del parroco don Giuseppe Radesca si è recuperato un luogo di grande importanza storica, artistica e religiosa. I lavori di muratura verranno terminati, invece, tra qualche mese da parte della ditta Edil sud di Michele Paciello.
Per la prima volta, in anteprima le telecamere di Italia 2 tv vi mostrano un luogo meraviglioso sconosciuto a molti. Consacrato dapprima al Dio Attis, l’Eremo di San Michele alle Grottelle divenne poi luogo di culto cristiano dedicato a San Michele Arcangelo. Ricavato inizialmente da una cavità naturale per essere utilizzato come luogo di culto per le divinità pagane, l’Eremo restò invariato nel suo impianto strutturale fino all’avvento del cristianesimo, quando la pratica di determinate funzioni religiose portò alla necessità di costruire e modificare gli ambienti. Le strutture del rifugio e della chiesa risalgono, presumibilmente ad un periodo che va dal XI al XIV secolo. Le notizie sull’eremo sono abbastanza scarne fino al 1538, anno in cui esso viene acquistato dalla Certosa di San Lorenzo, divenendo poi luogo di sepoltura dell’abate Bernardino Brancaccio. Le prime testimonianze bibliografiche sull’eremo risalgono agli anni ‘70 e ‘80 del XIX secolo, al quale seguì un lungo periodo di abbandono, poi conclusosi con il recupero del sito. Nell’Eremo sono conservati diversi reperti storici che testimoniano il passaggio di varie epoche e culti cristiani. Nella concavità rocciosa a sinistra si notano resti di affreschi del XIV secolo che raffigurano la Natività e l’incoronazione della Vergine. Nella grotta, sulla destra, si presenta un arco realizzato nell’ultimo secolo e mezzo: l’altare è in parte stato ricostruito negli anni Ottanta del Novecento e presenta degli affreschi realizzati dai certosini nel 1693 da Michelangelo Caputo, che ha affrescato anche la chiesa delle donne nella Certosa di Padula.
L’altare è sormontato da un arco e da una larga cornice aggettante che poggia su questa, dietro il quale è presente un’edicola posteriore al ciclo mariano esterno e databile intorno al XV secolo: essa presenta riquadri e zone con spesse linee colorate rosse, gialle e bianche, oltre a un affresco di san Benedetto. All’estremità del sottarco vi sono fasce decorate a motivi geometrici di rettangoli e losanghe neri e rossi. Sulla destra, invece, gli affreschi del ciclo di Santa Caterina d’Alessandria, San Benedetto e una Madonna di origine bizantina. Sulla parete di fondo è rappresentato san Giacomo, di cui vengono illustrati tre miracoli nella nicchia delle grottelle: il miracolo dell’impiccato, il miracolo delle mele d’oro e il miracolo del pellegrino morto. La zona esterna della nicchia presenta in alto una cornice curva con tre riquadri che raffigurano l’Annunciazione e l’Eterno legati da una banda gialla a righe rosse incrociate. Un fregio a quadrati simili alle stelle separa la parete di fondo dal sottarco.
Tutte queste opere sono state oggetto di restauro da parte degli artisti Luigi Parascandalo e Giuseppe Libretti che con un lavoro certosino e con l’utilizzo di solventi adatti e bisturi alla mano, pazientemente hanno recuperato i colori originali delle opere sacre, riportandole al loro vecchio splendore. Uno scialbo bianco sulla superfice degli affreschi della grotta, impediva la lettura corretta delle immagini sacre. Le tecniche di pulitura e restauro degli affreschi hanno previsto sostanzialmente l’utilizzo di soluzioni a base di sali inorganici che hanno consentito il rigonfiamento di impurità e grasso superficiale a mezzo impacchi e poi i restauratori sono passati ai risciacqui. Oltre la pulitura è stato fondamentale anche il consolidamento che ha consistito nell’iniezione di calci idrauliche nelle zone di distacco. Per la stuccatura sono stati impiegati, invece, impasti a base di inerti quali sabbia, polvere di marmo mescolati a grassello di calce stagionato mentre per l’integrazione pittorica sono stati usati colori ad acquerello con svariate tecniche. Nascosto come un segreto, l’Eremo di San Michele alle Grottelle, dunque è uno dei tesori della Campania. Incastonato in una grotta come la più preziosa delle pietre, la cui peculiarità architettonica, il panorama circostante, trasmettono un senso di spiritualità profonda che pervade chi si reca in questo luogo dove il tempo sembra essersi fermato.
Padula dopo anni d’immobilismo inizia a valorizzare i suoi beni culturali.
Padula dopo anni d’immobilismo inizia a valorizzare i suoi prezioni beni culturali.