L’intrigo dei rifiuti italo tunisini. L’ambasciatore maghrebino: “La Campania riprenda anche quelli bruciati”

Il giorno dopo la visita in Tunisia dell’allora ministro degli Esteri, Luigi di Maio, i rifiuti contenuti in 69 container provenienti dall’Italia andarono in fiamme nel deposito della Soreplast a Sousse. Si trattava dell’unico carico sbarcato in Africa dei quattro partiti dalla sede della Sra, nella zona industriale di Polla. Gli altri tre carichi partiti dal porto di Salerno erano stati bloccati a Sousse perché ritenuti illegali dalle autorità tunisine che fecero scattare 12 arresti e il sequestro dei container. L’ambasciatore tunisino in Italia, Moez Sinaoui (ha finito da poco il mandato), nella puntata di Report ha rimarcato che è sicuro che anche quei rifiuti oramai bruciati faranno ritorno in Campania. Sinaoui a inizio 2022 è stato protagonista della trattativa per il rientro dei container in Italia e ha parlato – così ha riferito – direttamente con il presidente Vincenzo de Luca. “Sono sicuro – ha detto – che anche quei rifiuti a breve torneranno in Italia perché è lì che devono stare in quanto trasportati in Tunisia illegalmente con coinvolgimento di nostre autorità”. L’intrigo internazionale sui rifiuti italo-tunisini è oramai fatto noto. La Sra di Polla ha raccolto un contro tra un’azienda calabrese e la Soreplast, ditta tunisina, per inviare i rifiuti oltre mare con un consistente risparmio economico. La Regione Campania ha autorizzato i viaggi ma ha sbagliato il focal point per trovare l’accordo come dettato dalla Convenzione di Ginevra. Quindi l’inchiesta in Tunisia e poi quella in Italia con dieci indagati e il braccio di ferro per il rientro dei rifiuti in Italia. L’inchiesta italiana è ancora in atto come quella di Tunisi, ed è ancora in atto anche la decisione su chi dovrà pagare milioni di euro tra affitto dei container, viaggio di ritorno, eventuali danni alla Tunisia e smaltimento. Ma per lo smaltimento dei rifiuti indifferenziati dei 282 container – stoccati nell’area militare di Persano a Serre – occorrerà ancora attendere. Sono state, infatti, completate le attività di competenza della Regione, con lo svuotamento dei 158 container dissequestrati per la consegna ad Arkas (proprietaria dei contenitori, ma si è ancora in attesa di un cronoprogramma della Procura di Potenza, competente sul caso, delle attività di caratterizzazione che dovranno eseguire i vari periti. Il mancato avvio di queste attività blocca di fatto ancora 55 container scelti per i campionamenti e che rimangono, ovviamente, ancora sotto sequestro. Senza gli esiti delle caratterizzazioni non si può, infatti, programmare lo smaltimento finale dei rifiuti. Una storia lunghissima e se dovessero tornare anche i rifiuti bruciati rischierebbe di diventare infinita.

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