Buccino, continua la tradizione dei falò di San Giuseppe

La conquista del fuoco da parte dell’uomo primitivo, provata col ritrovamento di cocci di argilla rossa in Africa orientale che gli archeologi datano in 1,42 milioni di anni fa, segna una svolta importante nell’evoluzione culturale sia nell’alimentazione che nella protezione dai predatori notturni, nonché l’estensione alle ore notturne di attività.

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La simbologia del fuoco in stretto legame al sole, ha avuto sempre un posto di rilievo in tutte le religioni, sopratutto per le tecnologie legate al controllo dello stesso; basti pensare alla metallurgìa, all’illuminazione, al potere incendiario applicato alla balistica ( frecce e catapulte ) e ad aneddoti come quello di Archimede in cui si narra dell’assedio di Siracusa nel corso della seconda guerra punica del 212 a.C., sventato grazie ai suoi specchi ustori che incendiarono le navi della flotta romana. L’accensione dei falò nelle tradizioni popolari è un rito ancestrale legato al potere distruttore, ma sopratutto purificatore del fuoco. Da un lato il rogo di libri, papiri ed altri oggetti, molto comuni nel passato ( basti pensare al Falò delle Vanità a Firenze del 7 febbraio 1497), era un classico gesto di censura nei confronti di ideologie, culture e informazioni “scomode”, che raggiungeva l’apice con la bestialità e l’orrore nel mettere al rogo individui tacciati di stregoneria, specialmente nell’occidente cristiano tra il XV e il XVIII secolo che portò al rogo circa 60.000 condannati con una predominanza dell’ 80% di vittime femminili; dall’altro canto occorre considerare il falò come rito propiziatorio e allontanamento di malefici, che affonda nelle tradizioni pagane, come il Falò dell’Abbondanza del 24 dicembre a Masserano (BI), i Falò dell’Epifania diffusi in Italia nord-orientale, la Focara di Novoli (LE) e “Su fogu de Sant’Antoni” in Sardegna, entrambi nella notte del 16 gennaio e molti altri ancora tra cui, ricordiamo tra tanti, “Le fuego de San Juan” in Spagna del 24 giugno in cui si accendono Hogueras in segno di festa contro l’oscurità.

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Nelle 4 province di Alessandria, Genova, Pavia e Piacenza e in particolar modo in Val Trebbia, così come in alcune parti del sud-Italia, vi è la tradizione dell’accensione dei falò di San Giuseppe, inizialmente legati al segnare il passaggio tra inverno e primavera nell’emisfero boreale. Buccino ha conservato la tradizione del falò di San Giuseppe , seppur andata in decadimento nell’ultimo ventennio rispetto al passato, in cui ogni frazione o rione si riuniva in allegria intorno al falò con canti e balli popolari, dove non mancava l’offerta di cibo e vino all’ospite occasionale e si assisteva spesso all’esibizione di qualche giovane che, con slancio, saltava attraverso le fiamme. Anche quest’anno, in varie parti del paese e nelle campagne circostanti, le fiamme, alimentate prevalentemente da ginestre, hanno puntellato di rosso il buio paesaggio dando vita ad un’allegra serata conviviale. In particolare è stato acceso per la prima volta il falò in piazza Amendola nel centro storico dove, sotto le lancette del vetusto orologio, si è ripetuto l’antico rituale organizzato dall’Unità Pastorale di Buccino, portando gioia e vitalità nello spopolato centro storico.

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“Quest’anno, il tradizionale falò di San Giuseppe, abbiamo voluto realizzarlo qui in piazza – commenta Don Virginio Cuozzo, parroco di Buccino – sia perché c’è più spazio, che per dare la possibilità di tornare un po’ all’antico, all’antica tradizione, al cuore dell’antico paese di Buccino che rivive sopratutto per i bambini che sta sera sono qui numerosi e spensierati. Potrebbe essere una bella proposta per l’anno prossimo: evitare di farne tanti in feste soggettive, bensì fare una festa comunitaria con un unico falò dove tutti, anziani, giovani e bambino, festeggiano insieme San Giuseppe che anticipa un po’ la Pasqua, pregustando nella luce del falò la luce del Cristo Risorto che sfolgora a Pasqua, festa Cristiana della Resurrezione, con la gioia che da questa scaturisce”.
Quintino Di Vona

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