Comunità Montana Vallo Di Diano: documento della Conferenza dei Sindaci in merito allo Sblocca Italia

“Ieri sera a Padula presso la Comunità Montana su invito del sottoscritto si è riunita la Conferenza dei Sindaci e all’unanimità dei presenti ha deliberato il seguente documento,riferito in particolare alle conseguenze che potrà produrre,se trasformato in Legge dello Stato, l’art. 38 del Decreto Legge n° 133 “. Con questo post pubblicato sul suo profilo personale di Facebook, il Presidente della Comunità Montana Vallo di Diano, Raffaele Accetta, comunica la decisione unanime dei Sindaci del territorio in merito al decreto “Sblocca Italia” e alle conseguenze che potrebbe avere in materia di esplorazioni petrolifere.

CONFERENZA DEI SINDACI
Padula 25 Settembre2014
Premesso

• che nel merito della questione petrolifera il territorio del Vallo di Diano già da 15 anni si è espresso negativamente;
• che il territorio, da diversi anni a questa parte si sta spendendo per sostenere uno sviluppo che va in crescita armonica non solo dell’agricoltura, in quanto spina dorsale del tessuto produttivo locale, ma anche di altri settori più direttamente connessi con il turismo sostenibile e con la fruizione dei beni culturali ed ambientali, di cui il Vallo di Diano è ricco, e con l’artigianato tradizionale ed il piccolo commercio;
• che per non vanificare gli ingenti sforzi finora compiuti nel campo della pianificazione e dell’attuazione dei programmi di sviluppo locale, bisogna avere la piena consapevolezza che il territorio del Vallo di Diano costituisce, nel suo insieme, una risorsa di grande rilievo, strategica per il tipo di sviluppo ipotizzato, e, come tale, necessariamente da salvaguardare da tutto ciò che compromette la bellezza ed il valore delle peculiari risorse presenti, molte delle quali a valenza riconosciuta a livello internazionale: Certosa di Padula, Grotte di Pertosa, centro storico di Teggiano, Terme di Montesano S/M, Monte Cervati e le miriadi di aree protette ricadenti nel Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano;
• che i sindaci sono tutti contrari all’ estrazione di idrocarburi nell’ambito del Vallo di Diano senza alcuna incertezza e perplessità, rifiutando a priori la logica della colonizzazione da parte dei “grandi colossi”, interessati solo a entrare nel Vallo di Diano in virtù delle risorse che se ne possono trarre, senza apportare alcun beneficio concreto al territorio, né in termini di sviluppo né sul piano occupazionale;
• che al momento nessuno studio garantisce la sicurezza per le riserve idriche del territorio, bene dal valore inestimabile in assoluto;
• che dire SI al petrolio significherebbe rinnegare quanto finora si è fatto a sostegno dello sviluppo eco-compatibile, significherebbe rinnegare i documenti strategici di indirizzo condivisi ed approvati dal territorio e che vanno sempre nella direzione dello sviluppo sostenibile a forte integrazione ambientale; significherebbe compromettere la bellezza e la serenità dei luoghi, con ripercussioni fortemente negative in termini di attrattività turistica dell’intero territorio; significherebbe accettare le preoccupazioni per le inevitabili forme di inquinamento e di alterazione ambientale legate alle attività di estrazione e trasporto del petrolio;
• che non è accettabile la logica di dover rincorrere di volta in volta decisioni calate dall’alto che sistematicamente si rivelano pregiudizievoli per il territorio; ciò è un’offesa per la democrazia perché è assurdo investire un territorio di una problematica così pesante, qual è appunto l’estrazione del petrolio, senza sentire a priori il parere delle istituzioni locali e senza tenere conto della volontà delle persone che in questo territorio vivono e che in esso ripongono tutte le aspettative per uno sviluppo duraturo e sostenibile;
• che il Vallo di Diano è di fatto un territorio protetto sia per la elevata incidenza della superficie ricadente nel perimetro del Parco nazionale “Cilento e Vallo di Diano”, quale superficie classificata come “area contigua” del Parco, sia per la diffusa presenza di siti di interesse comunitario (aree SIC e ZPS);
• che in virtù di tale connotazione, dell’elevato grado di naturalità degli ambienti, ben conservati e salvaguardati grazie alle tradizionali e secolari attività agro-silvo-pastorali, della ricchezza della biodiversità, e della forte integrazione dei territori rurali con la matrice ambientale, il Vallo di Diano rappresenta il luogo ideale per lo sviluppo di un’agricoltura di qualità eco-compatibile in grado di offrire produzioni tipiche eccellenti. È evidente che tale prospettiva verrebbe totalmente compromessa dalla presenza del petrolio;
Considerato
• che il territorio inteso come quindici amministrazioni comunali hanno per ben tre volte deliberato tramite i propri consigli comunali opponendosi alle richieste di prospezioni per tre distinte richieste di Concessioni petrolifere che insistono sul territorio: “ Permesso Monte Cavallo” SHELL, “Permesso Pergola 1” ENI e Permesso “ Tardiano” Appenine Energy riuscendo nell’intento di opposizione e salvaguardia territoriale in uno con l’Amministrazione Provinciale di Salerno, il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, la Comunità Montana Vallo di Diano, l’Autorità di Bacino Campania Sud;
• che lo stesso territorio ha espresso la propria contrarietà anche alla costruzione della Stazione Elettrica di TERNA nel Comune di Montesano sulla Marcellana oltre a costituirsi parte civile nel processo denominato Chernobyl relativo allo sversamento di fanghi inquinanti nel territorio del Vallo di Diano.
Visto
• che con la pubblicazione in «Gazzetta Ufficiale», numero 212 del 12 settembre 2014, del decreto-legge 133/2014 «Sblocca Italia » si fa esplicito riferimento all’applicazione concreta della Strategia Energetica Nazionale che prevede :
1. che verrà dato il riconoscimento del carattere strategico praticamente di ogni infrastruttura legata agli idrocarburi: gassificatori, gasdotti, stoccaggi di gas nel sottosuolo, attività di prospezione e sfruttamento di giacimenti di idrocarburi;
2. che la realizzazione di queste attività con procedure di pubblica utilità, urgenza e indifferibilità prevede l’ apposizione di vincolo preordinato all’esproprio dei terreni.
3. che il titolo concessorio sarà unico, mentre ora i titoli sono due: permesso di ricerca e concessione di coltivazione. Un grande favore alle multinazionali che, una volta individuato un giacimento, potranno reclamare “un diritto acquisito” per lo sfruttamento del patrimonio dello Stato.
4. che tutte le procedure di Valutazione di Impatto Ambientale per le attività di ricerca, prospezione ed estrazione in terraferma saranno sottratte alle regioni e assegnate allo Stato, con conseguente accentramento dei poteri a discapito del diritto dei cittadini che abitano su territorio di far sentire la propria voce.
Considerato che
1. L’articolo 38 del D.L. n.133/2014 riporta in capo ai ministeri le autorizzazioni ambientali per le concessioni offshore, mentre per quelle in terra ferma, si fa riferimento a generiche “intese” con le Regioni interessate, considerando che i procedimenti per le procedure autorizzative (VIA) per istanze di ricerca, permessi di ricerca e concessioni che vengono riportati alla competenza del ministero dell’ambiente e non più alle Regioni;
2. Il decreto stabilisce che il Governo, in caso di “inerzia” delle Regioni, avoca a sé i titoli minerari pendenti (alla data di entrata in vigore del presente Decreto Legge relativi alla prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi) di quelli cioè non definiti entro il 31 dicembre 2014 (comma 4 articolo 38). Trascorso “inutilmente” il termine del 31 dicembre 2014, “la Regione deve trasmettere – recita il decreto – la relativa documentazione al Ministero dell’Ambiente della tutela del territorio e del mare per i seguiti istruttori di competenza, dandone notizia al Ministero dello sviluppo economico”
3. l’art. 38 comma 2 del sopra citato Decreto recita “ che qualora le opere comportino variazione degli strumenti urbanistici, il rilascio dell’autorizzazione ha effetto di variante urbanistica”
4. L’art. 38 del decreto-legge n. 133 del 2014 solleva dubbi di legittimità in relazione alle garanzie sancite dalla Costituzione in favore degli Enti locali e delle Regioni. Esso qualifica, anzitutto,le attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi e quelle di stoccaggio sotterraneo di gas naturale come “attività di interesse strategico”, senza, però, fornire la “prova” della effettiva strategicità di tali attività, la quale, solo, giustificherebbe l’attrazione allo Stato della competenza legislativa e amministrativa degli Enti territoriali. Anche in questa prospettiva, tuttavia, l’esercizio della competenza legislativa e amministrativa da parte dello Stato dovrebbe darsi sempre nel rispetto del principio di leale collaborazione ossia garantendo che gli Enti territoriali possano effettivamente partecipare ai procedimenti che metteranno capo alle decisioni in materia.
5. Circa la posizione degli Enti locali, la legge n. 239 del 2004 aveva riconosciuto loro il diritto di partecipare ai procedimenti amministrativi;successivamente, la legge n. 99 del 2009 ha limitato questo diritto al procedimento finalizzato al rilascio dell’autorizzazione al pozzo esplorativo, alla costruzione degli impianti e delle infrastrutture connesse alle attività di perforazione;ora il decreto-legge n. 133/2014sembra estromettere completamente gli Enti locali dalla partecipazione ad ogni procedimento. Ciò si porrebbe in contrasto con l’art. 118 Cost., che disciplina l’esercizio delle funzioni amministrative,in quanto, alla luce dell’orientamento del giudice costituzionale, l’esercizio di tali funzioni da parte dello Stato può ritenersi legittimo solo in quanto si assicuri “la partecipazione dei livelli di governo coinvolti attraverso strumenti di leale collaborazione o, comunque, (attraverso) adeguati meccanismi di cooperazione per l’esercizio concreto delle funzioni amministrative allocate agli organi centrali” (Corte cost., sent. n. 6 del 2004; v. anche sent. n. 303 del 2003 e sent. n. 383 del 2005).
Tanto premesso e considerato si DELIBERA DI
• chiedere al Governatore della Regione Campania On. Stefano Caldoro la convocazione immediata di un Consiglio regionale straordinario con la quale la Regione Campania fa ricorso contro il D.L. n.133/2014 chiedendo la non conversione in Legge e di impugnare per incostituzionalità lo stesso Decreto “ Sblocca Italia”;
• di informare i Consiglieri regionali presenti sul territorio affinchè si facciano portavoci delle istanze territoriali in seno al consiglio Regionale;

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