Due filoni di indagini su smaltimento di rifiuti e presunti affari illeciti. Indagati anche nel Vallo di Diano

Sono due i filoni d’inchiesta che stanno emergendo dalla procura di Potenza in merito al petrolio. Da una parte lo smaltimento dei rifiuti che riguarda soprattutto il centro oli di Viggiano dell’Eni, dall’altra la situazione dell’impianto estrattivo Total a Tempa Rossa. Due filoni di inchiesta che stanno creando, già nel giro di poche ore, una serie di reazioni e conseguenze. Naturalmente la più “rumorosa” è quella che riguarda le dimissioni della ministro Federica Guidi. La scelta di lasciare l’incarico nasce dal filone di indagine di Tempa Rossa e da una intercettazione nella quale la Guidi (non indagata) rivela al fidanzato Gianluca Gemelli che il giorno dopo sarebbe passato un emendamento nella legge di Stabilità “favorevole” alle imprese di Gemelli. Al centro di questo filone soprattutto l’ex sindaco di Corleto Perticara, Rosaria Vicino. Tra i vari passaggi delle oltre ottocento pagine dell’ordinanza ecco anche una società l’Outsourcing che avrebbe – stando al quadro accusatorio – effettuato dichiarazioni mendaci per ottenere dei finanziamenti. Una società creata per sfruttare al meglio le tante risorse disponibili legate alle attività petrolifere lucane. In questa azienda figurano due persone del Vallo di Diano, entrambe indagate a vario titolo. Pasquale Criscuolo – indagato per diversi capi d’accusa – che pur residente a Viggiano è un imprenditore di Polla. Risalta non tanto per le indagini a suo carico ma per la figura tratteggiata dai procuratori. Nell’ordinanza la figura di Criscuolo viene descritta come molto vicina a Gemelli e alla stessa ministro.E gli investigatori proprio attraverso Criscuolo e ad un’altra persona che riescono a far risalire nella vicenda il compagno della ministro, Gemelli.

Nell’altro filone di inchiesta in merito allo smaltimento dei rifiuti i magistrati rivelano il presunto “scambio” di etichettatura dei rifiuti che venivano “trasformati” da pericolosi a semplici con conseguente sgravio economico e di spese per le aziende interessate (Eni in testa) e anche con il possibile inquinamento per uno smaltimento non adeguato. Anche in questo filone sono stati indagati alcuni valdianesi per reati contro l’ambiente, rappresentanti di una ditta del Vallo di Diano che lavora da tempo nello smaltimento dei rifiuti petroliferi e già al centro delle indagini di metà dicembre dello scorso anno. L’Eni dopo questa inchiesta ha interrotto la produzione.

Il Procuratore della Direzione Nazionale Antimafia, Alfredo Roberti, ha detto che “in questo caso non si può parlare di eco-mafia perché non ci sono gruppi malavitosi, ma di delitti d’impresa legata allo smaltimento di rifiuti e quindi di reati ambientali, ai quali la procura nazionale antimafia ha rivolto particolare interesse”.

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