Padula, arte incompresa: mortificata per quasi un anno l’opera di Carmine Sabbatella su Joe Petrosino
A volte l’arte non basta, se mancano gli interlocutori capaci di capirla ed apprezzarla. Non basta essere un artista di valore riconosciuto a livello nazionale come Carmine Sabbatella, e regalare una propria opera alla comunità di Padula, dopo averla dedicata ad uno dei simboli padulesi nel mondo, il poliziotto Joe Petrosino.
Non basta che quell’opera abbia un valore non solo artistico e simbolico ma anche economico, stimabile intorno ai 15mila euro. Tutto questo evidentemente non basta se l’opera in questione, intitolata “285” dal numero di matricola del distintivo di Joe Petrosino, e vincitrice nel 2013 del della 2^ edizione del premio Simposio Internazionale e Premio di Arte Scultorea “I Giorni della Pietra”, viene totalmente stravolta, installata dopo 3 anni nel modo e nel luogo sbagliato, nonostante le precise indicazioni lasciate dall’autore Carmine Sabbatella.
Evidente la mortificazione della creazione artistica, ridotta quasi a spartitraffico in Piazza Umberto I, su una base bassa e inadatta che pare un corpo estraneo, privata della sua fruibilità in particolare per anziani e disabili. Errori marchiani ed evidenti, che insieme ad altri dimostrano l’assoluta incomprensione dell’opera e del suo significato.
Ma non è tutto: di fronte alle sacrosante proteste dell’artista, si è resa necessaria l’attesa di quasi un anno per ottenere il semplice “via libera” alla ri-collocazione dell’opera, avvenuta nei giorni scorsi e per “mano” dello stesso Chicco Sabbatella. Allo sbigottito Carmine, dopo mesi di attesa e un rimpallo di e-mail, sms, WhatsApp e quant’altro, scambiati con assessori, tecnici comunali e consiglieri, è toccato pure “sporcarsi le mani” per restituire dignità alla sua arte e per portare a termine l’operazione. Che tradotto significa investire tempo, lavoro e denaro, con la collaborazione del papà Antonio.
Ad aiutarlo anche l’artista Antonello Paladino: i due giovani talenti artistici valdianesi, entrambi di Sala Consilina, sono infatti legati da una bella e sincera amicizia. Entrambi svolgono le loro attività per lo più lontano dal Vallo di Diano: Carmine, che nelle scorse settimane ha inaugurato la sua opera d’arte dedicata alla Guardia di Finanza presso la Caserma delle Fiamme Gialle di Piacenza, opera tra Milano e la stessa Piacenza; Antonello, a cui si deve tra le altre cose la monumentale opera in bronzo che orna la tomba di famiglia con le ceneri di Lucio Dalla, vive a Bologna.
Per loro non si può più parlare di talenti emergenti ma di artisti ormai conosciuti ed affermati a livello nazionale e non solo. Che hanno però anche un’altra cosa in comune: la consapevolezza che “nessuno è profeta in patria”. Carmine e Antonello sono legati anche da sentimenti comuni di stima ed affetto nei confronti del professore Germano Torresi, che è stato loro docente presso il Liceo Artistico di Teggiano, e la cui opera di mediazione con la struttura amministrativa padulese si è rivelata fondamentale per risolvere la vicenda, ponendo fine allo scempio che era stato compiuto.
“Per amore dell’arte si fa anche questo” afferma Carmine Sabbatella, che ci teneva a fare qualcosa per la comunità valdianese. Ma nonostante il suo spirito e la sua pazienza infinita l’artista salese la prossima volta ci penserà due volte: perché nel Vallo di Diano l’arte non basta, e difficilmente quella dei suoi giovani e validissimi talenti artistici viene capita ed apprezzata. Come invece, fortunatamente per loro e per noi, avviene in tutto il resto d’Italia.